Germania, la paura e la rabbia

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Di Debora Gandini
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Dolore e paura.

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Dolore e paura. Nonostante tutto la Germania sta cercando di reagire dopo i tragici fatti degli ultimi giorni. L’attacco di Monaco di venerdì scorso ha gettato la capitale della Baviera in preda al panico, con le forze antiterrorismo disseminate ovunque. 9 le giovani vittime del folle gesto di un 18enne tedesco-iraniano.

Dopo la scia di sangue il Ministro dell’Interno “Thomas de Maiziere”.https://it.wikipedia.org/wiki/Thomas_de_Maizi%C3%A8re ha voluto rassicurare i cittadini ma il clima resta molto teso: “Mi rendo conto che molte persone sono sconvolte perchè dopo Nizza, ora ci sono stati attacchi anche a Wuerzburg e a Monaco, qui da noi. Anch’io lo sono. Ma ora dobbiamo proseguire nelle indagini e valutare a fondo i motivi e le circostanze di ogni singolo fatto.”

Certo è che in una settimana nel Paese ci sono stati ben 4 attacchi, compiuti da immigrati, ad eccezione di Monaco, anche se la matrice del terrorismo sembra essere esclusa. L’ISIL calvalca comunque questo cloma di terrore, rivendicando gesti che forse con l’estremismo islamico non hanno davvero nulla a che vedere.

ISIL a parte, ora il governo tedesco si trova a dover fronteggiare le critiche legate alle politiche sull’accoglienza dei migranti. Lo scorso anno erano arrivati nel Paese migliaia di rifugiati afghani, siriani e iracheni. In Baviera la CSU, il partito cristiano democratico al potere, chiede venga stabilito un tetto massimo sul numero di profughi ospitati. “Continueremo a batterci per questa limitazione, e chiediamo a Berlino di non commettere più errori. Come il “No” alla nostra proposta di partecipare alla protezione dei confine” ha dichiarato Horst Seehofer Primo Ministro bavarese.

La cancelliera Angela Merkel aveva sempre difeso la politica di apertura ai rifugiati come una sfida perché “la Germania è forte”: “In questo momento è ‘ importante non seguire coloro che con la freddezza, l’odio nel cuore vogliono rivendicare un Paese che sia solo per i tedeschi cercando di escludere tutti gli altri.”

Intanto quanto accaduto in questo fine settimana rischia di favorire alle elezioni del 2017 proprio Pegida movimento anti-Islam e l’AFD Alternativa per la Germania, partito di destra e fortemente euroscettico.

EURONEWS
Per sapere di più sugli attacchi e la paura del terrorismo in Germania e negli altri Paesi europei abbiamo in collegamento con noi Simon Mabon, esperto di estremismo e politica mediorientale.

A parte l’attacco di venerdi scorso che sembrerebbe avere altre origini, c‘è stata un’escalation di attacchi in Germania da parte di immigrati. Per gruppi come Pegida questi eventi giustificano la chiusura alle politiche sull’immigrazione per via dei danni alla sicurezza nazionale. Ma è vero?

Simon Mabon
Credo si tratti di una domanda molto importante. Con la quale dobbiamo relazionarci anche alla luce di quanto è accaduto negli ultimi mesi. Un po’ ovunque, in Germania come negli altri Paesi, sono in aumento le tensioni identitarie. Il flusso in arrivo dalla Siria, dall’Iraq, dal Medio Oriente e poi dalla Libia ha generato una serie di sfide per gli Stati europei. Vengono messi in questione concetti come
le identità, l’economica, la sicurezza sociale. E questi sono proprio i punti di partenza della retorica scelta da gruppi come Pegida, che rifiutano il concetto di accoglienza e lo fanno nel rispetto- spesso intriso di linguaggio violento- delle identità nazionali. E’ vero però che gli immigrati fuggono zone di conflitto, persecuzioni, altissimi livelli di discriminazione. La maggior parte di loro vive davvero in un momento di fortissima incertezza, che si avvicina quasi al caos e potrebbe anche trasformarsi in violenza. L’unico modo per prevenire altri attentati, o attacchi è fare in modo che le persone si sentano accettate, in relazione con la società e in pace con la loro identità.

Euronews
E’ evidente che l’Europa sia diventata l’obiettivo di gruppi come Isil e al Qaeda. Ad oggi è stata la Francia a pagare il prezzo più alto. Anche la Germania è diventata un obiettivo sensibile?

Simon Mabon
La Francia è stata segnata maggiormente in parte perché è il Paese che ospita la più grande comunità indigena di musulmani, una parte di questa con legami nei territori dove sono stati colpiti Al Qaeda e l’Isis. Credo, però, che il caso tedesco sia leggermente diverso. Quello che l’Isis sta cercando di fare è costruire un clima di paura, di costernazione, di continua tensione in modo da costruire la narrativa del Dar al Islam, ovvero l’idea dell’Islam in guerra con il mondo. Ora, questo implica, coinvolgere il maggior numero possibile di persone. Non ha importanza se a essere colpita sia la Francia o la Germania. Andranno e colpiranno. Ecco perché se proviamo a fare in modo che dopo tutto quello che hanno provato i migranti giunti qui si sentano al sicuro, facciamo opera di prevenzione. Sono persone. Se le facciamo sentire al sicuro, riconoscendo e rispettando le loro identità, se gli diamo la protezione necessaria, le chance di prevenire altri attachi sono molto alte.

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