Ungheria sempre più xenofoba?

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Di Debora Gandini
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In Ungheria è allarme discriminazione e intolleranza.

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In Ungheria è allarme discriminazione e intolleranza. Secondo un recente studio americano condotto dal Pew Research Center il Paese risulta essere al momento lo stato più xenofobo in Europa.

Secodo i dati diffusi dal think tank statunitense, il 72% degli ungheresi ha una visione negativa della comunità musulmana. Secondi i polacchi al 66% mentre in Spagna la percentuale scende al 50% e in Francia, paese con il più alto numero di arabi-musulmani, al 29%. In Ungheria il razzismo è cresciuto rapidamente dal 2010 in poi, secondo quanto sostiengono anche ricercatori e analisti. Ovvero da quanto il partito di Viktor Orbán è al governo e il partito di estrema destra antisemita è entrato in Parlamento.

“Stiamo monitorando l’allarme xenofobia dal 1992 e la tendenza è la seguente: prima questo sentimento di avversione cresceva lentamente ma dal 2010 ha iniziato ad aumentare più velocemente con un boom nel 2015 raggiungendo il picco dall’inizio del 2016”, sottolinea il politoloco Endre Sik.

Secondo il ricercatore alla base di tutto ci sono le forti tradizioni nazionali e la presa di posizione del governo con il respingimento di migliaia di migranti ammassati ai confini del Paese. Da ricordare la passata campagna anti-profughi di Orbán con affissioni e manifesti per le strade della capitale.

Non sorprende dunque che l’82% degli ungheresi pensi che i rifugiati possano avere un impatto negativo sull’economia del paese. All’opposto invece troviamo la Germania, dove moltissimi lavoratori sono proprio immigrati. Intanto il capo dello Stato ungherese ha formalmente comunicato che è stata scelta la data del 2 ottobre per il referendum in cui i cittadini magiari saranno chiamati a dire se accettano o no una ripartizione di quote di profughi e migranti decisa dall’esecutivo europeo. Con una campagna affissione molto diretta.

Dopo i recenti attacchi, nel Paese cresce la paura verso l’immigrazione ritenuta dal 76% la causa del terrorismo. Considerata anche l’altissima popolarità del premier nazionalconservatore Orbàn, ideatore della consultazione, una vittoria del no sembra quasi scontata. “Mentre la prima campagna, dice questo analista, ha voluto influenzare le menti delle persone con messaggi come “gli immigrati ruberanno i posti di lavoro degli ungheresi”, la nuova campagna gioca più sul fattore emozionale: paura di un aumento del crimine, del terrorismo, questo non fa altro che accrescere la xenofobia”, sottolinea il ricercato Attila Juhász.

Da tempo Orbán si è detto contrario alla politica europea della ripartizione in quote, e in questa sua linea trova il consenso della grande maggioranza del Paese.

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