Venezuela, mortalità infantile balza al 2 per cento, ospedali senza farmaci

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Di Euronews
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Il pane è uno dei prodotti che mancano di più in Venezuela, perché il Paese dipende dall’importazione di grano.

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Il pane è uno dei prodotti che mancano di più in Venezuela, perché il Paese dipende dall’importazione di grano. La gente deve fare lunghe file di attesa per comprarlo.

La mancanza di materie prime e di una moneta forte per importarle sta paralizzando l’economia. Una condizione che colpisce soprattutto le imprese manifatturiere. E’ il caso della Kimberly Clark, una multinazionale americana che fa prodotti in carta e ha una filiale di Maracay, a un centinaio di km a ovest di Caracas.

“Produciamo pannolini, fazzoletti, beni di prima necessità. La crisi si sta ripercuotendo su oltre 5mila lavoratori”, dice Wilmer Gutierrez.

Il Venezuela è un’economia socialista che dipende quasi esclusivamente dall’esportazione di petrolio. Con il prezzo sceso ai minimi da un anno, non ha più soldi per importare nemmeno le medicine. Manca oltre il 90% dei farmaci, anche negli ospedali. Come questo centro ospedaliero a Merida, città di oltre 300mila abitanti nel Nord ovest del Paese.

“Ho visto pazienti morire al pronto soccorso a causa della mancanza di medicinali. Dall’inizio dell’anno 70 neonati sono morti perché non avevamo antibiotici per curare una malattia nota come la sepsi neonatale”, dice il dottor David Maciñeiras.

In Venezuela la mortalità infantile è balzata al 2 per cento l’anno scorso, cento volte più alta rispetto all’anno precedente. Il decadimento della sanità pubblica è un problema grave che ha messo in imbarazzo il governo, che aveva fatto dell’accesso gratuito alle cure uno dei suoi cavalli di battaglia.

Anche Cuba sta subendo le conseguenze del crollo del prezzo del greggio.
All’inizio di luglio L’Aavana ha imposto agli enti statali che non producono beni una riduzione del 50% dei consumi energetici. Si presume che il motivo sia un drastico calo delle forniture da parte del Venezuela che permettono all’isola di sopravvivere a livello energetico.

“Sul lavoro stanno tagliando la metà dell’energia, come sta accadendo in tutto il Paese. Ma andiamo avanti, adelante, Cuba andrà sempre avanti”, dice Jonathan Hernandez, tecnico dei frigoriferi.

Cuba riceve il 4% dell’export di petrolio del Venezuela e ne è completamente dipendente per la produzione di elettricità a prezzi sotto mercato. L’Avana pensa di ridurre i consumi di energia del 28% fino alla fine dell’anno.

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