"Contro la Brexit, meno tasse alle imprese". Londra spaventa l'Europa

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Di Diego Giuliani
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L'ipotesi del Ministro delle finanze Osborne è di abbassarle a meno del 15%. Timore nella UE per una possibile competizione al ribasso

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L’obiettivo è popolare lo skyline di Londra di nuove imprese da tutto il mondo. La strategia: un abbassamento dell’imposizione fiscale alle imprese, che fa tremare i vicini irlandesi e alimenta un panico da corsa al ribasso in seno all’Unione Europea.

Ipotesi ventilata dal Ministro delle finanze britannico George Osborne è un taglio dall’attuale 20% a meno del 15%, per confermare l’apertura agli investimenti stranieri anche nell’era della Brexit.

Britain open for business: lower business taxes, support for bank lending, infrastructure investment, more trade with China + rest of world

— George Osborne (@George_Osborne) 4 luglio 2016

Osborne: un piano in cinque punti per il Regno Unito del dopo-Brexit

Un’iniziativa che si iscrive in un piano in cinque punti per rilanciare l’economia britannica e, secondo le sue stesse parole, renderla “super-competitiva”.

Ecco gli altri:

1): Un nuovo slancio per attirare investimenti dalla Cina;

2): Garantire condizioni favorevoli al prestito da parte delle banche;

3): Raddoppiare gli investimenti nel nord depresso del Paese;

4): Difendere la “credibilità fiscale” del Regno Unito.

Qui il testo integrale dell’intervista rilasciata da Osborne al Financial Times

L’Irlanda e gli altri fra panico e contromosse

L’Irlanda che ipotizza una revisione del suo tasso – ora al dodici e mezzo per cento – nel caso quello britannico vi si avvicinasse troppo, fotografa la competizione al ribasso che potrebbe seguire alla mossa britannica.

Il commento dell’amministratore delegato dell’IBEC, la Confederazione irlandese di imprese e lavoratori, sull’emittente radiofonica irlandese RTE

“Non certo una priorità visto il contesto della Brexit”, il commento di Parigi, mentre per la Germania il portavoce delle finanze invoca “interventi equi nel mercato unico”.

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