Brexit: sul "piano B" dell'Ue più domande che risposte

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Di Euronews
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“Il voto sulla Brexit rappresenta l’inizio della fine per l’Unione europea?

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“Il voto sulla Brexit rappresenta l’inizio della fine per l’Unione europea?” chiede in conferenza stampa una giornalista a Jean Claude-Juncker.

“No”, risponde visibilmente innervosito il presidente della Commissione.

No, l’Europa non è morta. L’Europa sopravviverà alla crisi. Come, però, non si sa. Nessuno ha presentato un “piano B”, nessuno ha affrontato la questione delle modalità e delle tecniche di sopravvivenza.
Si attendevano risposte, dalla prima sessione parlamentare del dopo Brexit martedì. Tutto quel che ne è uscito è un inatteso abbraccio fra Juncker e Farage, qualche frecciatina e le solite banalità: “Bisogna cambiare tutto, sì, – ha detto Juncker – ma non bisogna cambiare l’aspetto più importante, e cioè che l’Europa resta un progetto di pace e un progetto per il futuro, ed è questo che m’impegno di fronte a quest’assemblea a portare avanti”

Ma cambiare che cosa esattamente? È chiaro che nessuno a Bruxelles aveva immaginato lo scenario odierno. Ne deriva una sensazione di titubanza, come ammette il presidente del parlamento Martin Schulz: “Si percepisce l’incertezza su come dovremo procedere nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. E c‘è anche la sensazione della necessità di una discussione fondamentale sul futuro dell’Unione europea con quelli che sono ora i suoi 27 Stati membri”.

Il futuro dell’Europa a 27, il futuro dell’Europa in generale. Sarà necessario un nuovo trattato? Lo shock rimetterà in questione il funzionamento delle istituzioni stesse? Quale sarà il nuovo motore di quest’Europa che i cittadini europei sembrano amare sempre meno? Tutte domande per ora senza risposta.

Per Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, “È sicuramente un momento storico, ma non è il momento di avere reazioni isteriche. Voglio rassicurare tutti sul fatto che siamo preparati anche per questo scenario negativo. L’Unione europea non è un progetto che funziona solo quando c‘è bel tempo”.

In teoria nulla impedisce ai leader europei di svelare il loro orientamento prima che il Regno Unito avvii le procedure per il divorzio. Ma la sensazione è che cerchino di guadagnare tempo per elaborare una strategia politica post Brexit.

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