Brexit: i nordirlandesi dicono no al ritorno della frontiera con il resto dell'isola

Brexit: i nordirlandesi dicono no al ritorno della frontiera con il resto dell'isola
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Di Euronews
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Per la sua prima visita ufficiale dopo il referendum sulla Brexit, la regina d’Inghilterra ha scelto un luogo altamente simbolico: l’Irlanda del Nord.

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Per la sua prima visita ufficiale dopo il referendum sulla Brexit, la regina d’Inghilterra ha scelto un luogo altamente simbolico: l’Irlanda del Nord. Quando il vice primo ministro locale nonché leader dello Sinn Fein Martin McGuinness le ha chiesto come stava, la sovrana novantenne, con humour molto British, ha annunciato: “Sono ancora viva”

Sono viva, e sono qui. Una presenza importante, forse ingombrante, in questa regione autonoma dove il 56 per cento degli elettori ha votato per restare in Europa, e dove i Repubblicani hanno immediatamente chiesto un referendum sulla riunificazione dell’isola, richiesta rivolta da McGuinness al prossimo premier britannico: “Chiunque sia, dovrà rispondere a quella che pensiamo essere una richiesta legittima da parte dello Sinn Fein, in seguito a un voto che è enormemente dannoso per i cittadini del nord, la richiesta di fare un referendum, tenendo un comportamento civile”.

Una soluzione prevista dagli Accordi del Venerdì Santo del 1998, perché la Brexit implicherebbe un cambiamento della situazione attuale, a partire dal problema della frontiera fra il Regno Unito e la Repubblica d’Irlanda: 500 chilometri oggi privi di barriere.

Una frontiera in gran parte invisibile, dove fattorie, strade e famiglie intere si situano a cavallo fra i due paesi. Ma anche l’unica frontiera terrestre del Regno Unito con l’Unione europea, che in seguito alla Brexit Londra potrebbe decidere di chiudere per evitare il passaggio di eventuali migranti comunitari. Un cittadino nordirlandese riassume così la situazione: “Sarebbe un disastro. Torneremmo ad avere una frontiera di cui abbiamo cercato di sbarazzarci per cent’anni. Non la vogliamo”.

Ne sono ben consci i politici irlandesi, come John Paul Feeley, rappresentante del Fianna Fail, seconda forza politica del paese: “Dovrà esserci un accordo fra gli altri Stati membri e la Gran Bretagna su come gestire il passaggio delle persone al confine. Non vogliamo trovarci in una situazione in cui per andare da un villaggio all’altro, per poter vedere i nostri cari, avremo bisogno di far controllare il passaporto o cose del genere”

La Brexit rappresenta una minaccia anche per l’economia dell’isola, soprattutto per quella del Nord, che uscirebbe dal mercato unico: si creerebbe allora un altro tipo di frontiera, spiega un imprenditore: “Una famiglia su quattro in Irlanda del Nord dipende dal commercio transfrontaliero. Sarebbero a rischio 50 mila posti di lavoro. Dobbiamo fare in modo che queste barriere non siano erette di nuovo”.

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