Francia, fermati 3 presunti complici del killer dei poliziotti

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Di Andrea Neri
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Tre persone sono state fermate dalla polizia a Mantes-la-Jolie, ad Ovest di Parigi, nel quadro dell’inchiesta antiterrorismo sull’omicidio di due dipendenti delle forze…

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Tre persone sono state fermate dalla polizia a Mantes-la-Jolie, ad Ovest di Parigi, nel quadro dell’inchiesta antiterrorismo sull’omicidio di due dipendenti delle forze dell’ordine.

Secondo gli inquirenti i sospetti hanno un legame con Larossi Abballa, autore dell’uccisione, 25 anni, e che ha rivendicato la propria appartenenza all’Isis.

Dopo l’omicidio di Jean-Baptiste Salvaing, 42 anni, comandante di polizia, e della sua compagna Jessica Schneider, 36 anni, segretaria amministrativa del dipartimento di polizia, e prima di essere abbattuto durante il blitz delle forze speciali, il killer ha avuto il tempo di registrare e postare un video in cui dichiarava di aver seguito le indicazioni dell’emiro Abou Bakr Al-Baghdadi.

Dai primi elementi dell’indagine è già emerso che Larossi Abballa era non soltanto già noto alle forze dell’ordine, ma che era già stato indagato per sospetti legami con gli ambienti dell’estremismo islamico. In particolare il suo nome era emerso in un’inchiesta su un gruppo che contattava potenziali combattenti da inviare in Siria.

Il comandante di polizia ucciso aveva due figli. Il più piccolo, 3 anni, è stato ritrovato all’interno dell’abitazione teatro dell’omicidio, in stato di shock ma incolume. Ad entrambe è stato conferito lo statuto di “pupillo della Nazione” che nel diritto francese prevede protezioni e benefici eccezionali.

“La nostra mobilitazione è ai massimi livelli contro la minaccia terroristica” ha detto il Presidente francese Françoise Hollande. “È una questione di difesa dei nostri principi e valori ma anche una lotta contro il terrorismo islamico ed il fanatismo ovunque” ha detto.

Ieri sui fatti di Mantes-la-Jolie si è svolto un acceso dibattito all’Assemblea Nazionale. Il Premier Manuel Valls ha così risposto alle richieste dell’opposizione che chiede un inasprimento delle misure antiterrorismo:

“Io non credo nella pena di morte, non credo a Guantanamo nè alla vendita di armi perchè so a che cosa può portare questo modello”.

Il Ministero dell’Interno ha comunque annunciato, dopo un incontro con i sindacati delle forze dell’ordine, che gli agenti avranno il diritto di portare l’arma d’ordinanza fuori servizio anche dopo la fine dello stato d’emergenza, il 26 luglio prossimo.

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