Non solo Brexit: austerity e crisi migranti fanno crollare l'europeismo

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Gli europei non sono più europeisti, ma non vogliono la Brexit.

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Gli europei non sono più europeisti, ma non vogliono la Brexit.

In attesa del referendum del 23 giugno nel Regno Unito, euronews pubblica lo studio del Pew Research Center, basato su 10.491 interviste condotte tra aprile e maggio nei 10 Paesi che rappresentano l’80% della popolazione e l’82% del Pil dell’Unione (Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia, Spagna, Polonia, Olanda, Repubblica Ceca, Ungheria e Grecia).

In Danimarca il 42% degli elettori vorrebbe un referendum come a Londra, mentre il governo polacco ne ventila
l’idea nel braccio di ferro con Bruxelles sulle minacce allo stato di diritto.

Aggregando tutti i dati, lo studio indica che solo il 51% degli europei ha un’opinione favorevole della Ue e appena il 19% ancora vorrebbe una maggiore integrazione. Il 70% è convinto che una Brexit danneggerebbe l’Unione, ma d’altra parte il 42% ritiene che alcuni poteri dovrebbero tornare ai governi nazionali, come chiesto da David Cameron, quando lanciò il referendum, per poter vincere le elezioni politiche rinegoziando lo scorso febbraio il rapporto con la Ue.

Minato dalla crisi economica tra il 2012 ed il 2013, l’europeismo era rimbalzato nei due anni successivi. Ma negli
ultimi 12 mesi è precipitato, sulla spinta di una travolgente maggioranza contraria alle politiche europee sull’immigrazione e il persistente scetticismo verso quelle economiche. Al crollo verticale in Francia e Spagna, si è aggiunta una forte contrazione anche in Germania e Italia, oltre che in Gran Bretagna, dove i favorevoli alla Ue sono al 44% contro il 48% di euroscettici.

Oltre al 44% a 48% della Gran Bretagna, nell’ultimo anno l’idea di Europa è passata in minoranza in Francia (38% i
favorevoli, 61% i contrari), Spagna (47% a 49%). Ed in Grecia è precipitata: appena il 27% si dice a favore, il 71% contro. Lo studio Pew rileva che in 12 mesi l’entusiasmo per la Ue è crollato: di 17 punti in Francia, di 16 in Spagna, di 8 in Germania, di 7 nel Regno Unito e di 6 in Italia.

Col 58% di favorevoli e il 39% di contrari, il nostro Paese resta comunque uno dei più europeisti. Tuttavia solo il 21%
degli italiani pensa che sia opportuna una ulteriore integrazione europea, mentre il 26% manterrebbe le cose come
stanno e il 39% auspica il ritorno di alcuni poteri a Roma.

After short-lived rebound, views of the EU on the decline again in key European countries### La radice della insoddisfazione

La crisi migratoria, il relativo allarmismo dei media hanno portato la stragrande maggioranza degli europei a disapprovare le scelte comunitarie, con dati che vanno dal 94% dei contrari in Grecia al 63% degli olandesi,passando per l’88% della Svezia, il 77% dell’Italia, il 75% della Spagna, il 70% nel Regno Unito e in Francia ed il 67% della Germania.

E non va meglio per la gestione dell’economia con le politiche di Austerity imposte da Bruxelles e Berlino. Ovviamente bocciata dal 92% dei greci, ma anche dal 68% degli italiani, dal 66% dei francesi, dal 65% degli spagnoli, dal 59% degli svedesi, dal 55% dei britannici, dal 49% degli olandesi e dal 48% degli ungheresi. La maggioranza appoggia la ricetta economica europea solo in Germania (47% favorevoli, 38% contrari) e in Polonia (47% contro 33%, ma col 20% di indecisi).

L’Italia nel dettaglio

Col 58% di favorevoli e il 39% di contrari, il Belpaese resta comunque uno dei più europeisti. Tuttavia solo il 21%
degli italiani pensa che sia opportuna una ulteriore integrazione europea, mentre il 26% manterrebbe le cose come
stanno e il 39% auspica il ritorno di alcuni poteri a Roma. Nel dettaglio, il Pew rileva che tra gli elettori di Pd e Forza
Italia prevale l’idea dello status quo (rispettivamente col 42% ed il 36%), ma il 28% dei ‘dem’ ed il 37% dei berlusconiani vorrebbe ridurre i poteri di Bruxelles. In entrambi gli schieramenti oscillano tra il 23 e 24% i favorevoli a una maggiore integrazione. Favorevoli che calano al 22% tra gli elettori del M5S, mentre il 51% invece vuole più poteri per i governi nazionali.

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