“Abbiamo fame”: lo gridano in centinaia a Caracas davanti alla sede della presidenza della repubblica.
“Abbiamo fame”: lo gridano in centinaia a Caracas davanti alla sede della presidenza della repubblica. In Venezuela è tornata a infiammarsi la protesta contro il presidente Maduro, accusato dall’opposizione di essere il responsabile della crisi che attanaglia il paese. Oltre due milioni e mezzo di firme sono state raccolte a favore di un referendum per farlo dimettere.
“Questa mattina sono stata ferita da un agente”, racconta una dimostrante. “Ma non importa, l’unione fa la forza e il popolo venezuelano va avanti perché è stanco di tutto questo, è stanco di essere umiliato”.
La piazza accusa il Consiglio Elettorale Nazionale, a maggioranza filo-governativa, di ritardare il referendum per destituire il presidente socialista. Henrique Capriles, ex candidato presidenziale dell’opposizione, ha denunciato l’annullamento all’ultimo minuto da parte delle autorità elettorali di una riunione cruciale per aprire la strada alla consultazione popolare che deve essere organizzata entro il 10 gennaio 2017 per poter indire nuove elezioni.
Sul Venezuela, intanto, si allunga l’ombra del default. A scarseggiare sempre di più sono sia i beni di prima necessità che le medicine. Il Pil ha registrato un -5,7% nel 2015 e rischia un’ulteriore contrazione quest’anno. I prezzi del greggio sono a un terzo di due anni fa.