Brexit: scontro dentro i conservatori britannici

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Salgono i toni dentro il partito conservatore britannico a meno di sei settimane dal referendum che dovrà sancire l’uscita o meno del Regno Unito

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Salgono i toni dentro il partito conservatore britannico a meno di sei settimane dal referendum che dovrà sancire l’uscita o meno del Regno Unito dall’Unione Europea.

Il premier David Cameron, che spinge perché Londra resti dentro, ha ripetuto il suo messaggio in tutte le occasioni pubbliche: “Se lasciamo l’Unione il prossimo 23 giugno, avremo prezzi più alti, meno impieghi, una crescita più debole, potenzialmente una recessione. È l’ultima cosa di cui la nostra economia ha bisogno”.

Di segno opposto il suo rivale, Boris Johnson, capofila dei pro Brexit, che ha paragonato la sua battaglia a quella di Davide contro Golia anche se agli euroscettici non mancano certo i mezzi economici.

Cosi Johnson: “Se votiamo per lasciare l’Unione EUropea e riprendiamo il controllo del nostro Paese, della nostra democrazia e della nostra economia prospereremo come mai fatto finora”.

E sono saltati anche i freni inibitori. L’ex sindaco di Londra, soprannominato Boris il rosso per la capigliatura, si è spinto a paragonare l’Unione Europea al superstato nazista che Hitler sognava.

Tutto in nome della vittoria il 23 giugno.

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