Catastrofi imprevedibili allo studio dei ricercatori "Strest"

Catastrofi imprevedibili allo studio dei ricercatori "Strest"
Diritti d'autore 
Di Euronews
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button
Copia e incolla il codice embed del video qui sotto:Copy to clipboardCopied

Oltre di dighe il progetto si occupa di tutti i tipi di infrastrutture "critiche": le raffinerie, gli oleodotti, le zone industriali e portuali. L'obiettivo è prendere in considerazione catastrofi nat

La diga idroelettrica di Rossens in Svizzera, alta 83 metri è considerata “critica”: rappresenta ciò una infrastruttura essenziale alla collettività.
Nella sua concezione come nel suo monitoraggio, la sicurezza rappresenta una priorità, nessuna diga di questo tipo si è mai rotta. Il rischio dunque è pari a zero.

Anton Schleiss del Swiss Federal Institute of Technology di Lossana spiega: “Cerchiamo di progettare le opere considerando tutti i rischi possibili, certo resta sempre un rischio residuale. Quando studiamo un evento ce ne può sempre essere un’altro più grave”

Questo rischio, per quanto residuale è al centro del progetto di ricerca europeo chiamato STREST. È iniziato dopo l’incidente nucleare a Fukushima e riguarda la messa a punto di nuovi test di resistenza quando si considerano delle catastrofi naturali estreme o una serie di falle del sistema.

Anton Schleiss spiega ancora:
“Se apriamo questa valvola, possiamo veramente oltrepassare il livello dell’acqua e arrivare all’inondazione”.

Anne Devineaux, euronews :
“Che cosa succederebbe se questo pannello che è un elemento fondamentale per la sicurezza non funzionasse?”.

Schleiss: “Questo potrebbe accadere nel caso di un grave terremoto, seguito poi da una inondazione se il pannello è bloccato … è questo ciò di cui ci occupiamo, di questa serie di eventi combinati. nel quadro del progetto Strest. Qual‘è la probabilità che ciò si verifichi? Cosa sarà necessario fare e quali saranno le conseguenze?.

Oltre di dighe il progetto si occupa di tutti i tipi di infrastrutture “critiche”: le raffinerie, gli oleodotti, le zone industriali e portuali. L’obiettivo è prendere in considerazione catastrofi naturali non prevedibili.

Arnaud Migan, STREST project Manager, ETH Zurigo:
“Il problema è che questi avvenimenti sono estremamente rari, possono verificarsi ogni centinaia o di migliaia di anni. E se consideriamo i cento anni appena passati, prima non c’erano le infrastutture che ci sono oggi, l’urbanizzazione è aumentata molto, tutto è connesso, quindi le tubature per elettricità, acqua e gas sono a rischio, sono interdipendenti”.

Nel laboratorio della scuola politecnica di Losanna, gli scienziati stanno testando le reazioni delle strutture su questi modelli. Ad esempio assistiamo alla reazione di un edificio ad uno tsunami. Solo gli strumenti numerici permettono di simulare delle situazioni combinate e di considerare i rischi in tutta la loro complessità.

José Pedro Matos è ingegnere idraulico all’ Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna: “Non rientro nei dettagli della quantità di dati. Ma mettiamo a confronto terremoti, inondazioni, eventi legati all’erosione interna, tutti allo stesso tempo e ripetendoli. La simulazione viene rifatta milioni di volte in modo da comprendere come questo sistema dinamico si comporta quando si verificano questi eventi – non sono necessariamente tutti estremi – ma si possono combinare e con questa interazione mettere a rischio la nostra diga”.

Questa migliore comprensione del rischio permetterà di ridurlo, eliminando i punti deboli delle nostre infrastrutture.

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Ricostruire l'habitat marino distrutto dalle attività umane

Costruire in modo più veloce e sicuro: un robot potrebbe rivoluzionare l'edilizia

Nanocargo: la tecnologia che promette di combattere il tumore al seno