L'Arabia Saudita vara le riforme. In Borsa il 5% di Aramco

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Di Giacomo Segantini Agenzie:  Reuters, AFP
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Non capita tutti i giorni che il primo esportatore di greggio del Pianeta dica di volersi affrancare dai petro-dollari. Eppure l’Arabia Saudita

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Non capita tutti i giorni che il primo esportatore di greggio del Pianeta dica di volersi affrancare dai petro-dollari. Eppure l’Arabia Saudita sembra fare sul serio e per dimostrarlo prepara lo sbarco sui mercati di una quota fino al 5% di Saudi Aramco. Leggi: la più grande azienda petrolifera del mondo, il gioiello della corona di Re Salman, che lunedì ha presieduto un vertice dal sapore storico.

Sul tavolo, la presentazione di un ambizioso piano di riforma dell’economia del Regno voluto dal vice-principe ereditario Mohammad bin Salman. Obiettivo: creare, tramite le privatizzazioni, un super-fondo sovrano. “Calcoliamo che il valore di Aramco si attesti al di sopra dei duemila miliardi di dollari. Inoltre, altre risorse saranno aggiunte al fondo, una parte delle quali già ammonta ad una cifra fino a 300 miliardi di dollari”, ha detto Mohammad bin Salman. “Oltre all’attuale valore del fondo, quasi 200 miliardi di dollari, e con queste nuove cifre, le dimensioni del nostro fondo d’investimento sovrano supereranno i 2 mila miliardi di dollari”, ha aggiunto.

“Sarà introdotta la progressiva rimodulazione dei sussidi per acqua, elettricità e benzina”

Il piano “Visione 2030” guarda lontano, ma i problemi che vuole risolvere sono già alle porte. Il crollo dei prezzi dell’oro nero, che rappresenta oltre il 70% delle entrate saudite, pesa sulle esportazioni e soprattutto sul deficit: l’anno scorso ha toccato il 15% del Pil.

Prioritario, dunque, sviluppare gli altri settori dell’economia: “Puntiamo a un flusso di entrate slegate dal petrolio fino a 160 miliardi di dollari entro il 2020 e 267 miliardi di dollari entro il 2030”, ha sottolineato Mohammad bin Salman. “Da una parte arriveranno dagli investimenti, che diversificheremo andando in nuove direzioni. Dall’altra, dallo sfruttamento di risorse che fino a questo momento non sono state sfruttate e che cominceranno a rendere dopo i primi cinque anni”, ha concluso.

“Le dimensioni del nostro fondo d’investimento sovrano supereranno i duemila miliardi di dollari”

Il dubbio è se la prima economia del Golfo riuscirà a ridare slancio alla crescita, prevista in rallentamento dal 3,3% del 2015 all’1,2% quest’anno, a fronte degli interventi di taglio della spesa. Tutti i progetti governativi verranno rivisti, mentre sul versante fiscale Riad prepara l’aumento delle imposte su bibite e tabacco e addirittura l’introduzione di un’Iva concordata con gli altri Paesi del Golfo. Ma il fattore che farà davvero storcere il naso alla popolazione sarà la progressiva rimodulazione dei sussidi per acqua, elettricità e benzina. La diminuzione dei primi due, pochi giorni fa, è costata il posto al ministro competente.

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