Siria al voto per rinnovare il parlamento, ma per le opposizioni l'elezione è "una farsa"

Siria al voto per rinnovare il parlamento, ma per le opposizioni l'elezione è "una farsa"
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Di Eri Garuti
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In Siria è giornata di voto. Ma le elezioni parlamentari, che si svolgono mentre la tregua resta fragile, sono considerate una farsa dalle

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In Siria è giornata di voto. Ma le elezioni parlamentari, che si svolgono mentre la tregua resta fragile, sono considerate una farsa dalle opposizioni, che chiedono l’allontanamento di Bashar Al Assad dal potere.

I candidati, approvati dal governo, sono 3.500 per 250 seggi da deputato, mentre oltre 7.000 si sono ritirati.

Il presidente siriano e la moglie Asma hanno votato nel seggio allestito presso la Biblioteca al Assad a Damasco.

“È vero che il terrorismo ha potuto distruggere le infrastrutture, ha potuto far scorrere molto sangue ma non ha potuto raggiungere il suo obiettivo di distruggere l’infrastruttura principale della Siria, cioè l’identità nazionale. Per questo – continua Assad – coloro che sostengono i terroristi lavorano in parallelo sotto la copertura della politica per distruggere questa identità, perché l’identità è rappresentata dalla Costituzione.”

Non si vota nelle zone intorno a Raqqa e Idlib, controllate dell’Isil e da altri gruppi jihadisti, e non è chiaro quanto ampia potrà essere l’adesione in altre aree.
A Damasco, comunque, c‘è partecipazione.

“Il mio voto è come un proiettile per i nostri nemici” dichiara
Yazan Fahes, uno studente. “Sono qui per continuare la resistenza degli ultimi 5 anni. Sono qui per sostenere l’esercito siriano.”

Al di là delle opinioni politiche, la guerra è un incubo per tutti e il prolungarsi del conflitto ha reso sempre più complicata la quotidianità, anche nelle zone meno coinvolte nei combattimenti.

“Innanzitutto chiediamo di vivere una vita normale” osserva semplicemente una donna “perché così si vive da schifo.”

“Mi auguro che i profughi ritornino” le fa eco un uomo “e che i prezzi ridiventino quelli di prima.”

Intanto a Ginevra riprendono i negoziati tra fazioni siriane per arrivare a un governo di transizione e poi a elezioni riconosciute.

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