Elezioni in Siria, si vota dove controlla il governo. L'opposizione boicotta

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Di Alfredo Ranavolo
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Oggi riprendono i negoziati di Ginevra. I rappresentanti di Bashar al-Assad arrivano venerdì.

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Un voto scontato nell’esito e azzoppato nei contenuti quello che rinnova, oggi, il parlamento siriano. Si va alle urne, innanzitutto, solo nelle aree controllate dal governo. Che ha approvato 3.500 candidati per 250 posti.

Vuol dire che non si vota in un terzo del Paese, ma molti altri non potranno farlo: oltre la metà della popolazione siriana è sfollata dalle proprie abitazioni, quasi 5 milioni di persone si trovano all’estero.

Elezioni boicottate dalle opposizioni e mal viste anche dalla comunità internazionale che, con poche eccezioni, ritiene indispensabile un esecutivo di transizione che elabori una nuova costituzione e solo a valle di questo processo la consultazione elettorale.

Il tutto avviene, inoltre, mentre si intensificano i combattimenti, a sud di Aleppo, tra forze lealiste e miliziani appoggiati dai qaedisti locali della Jabhat al-Nusra.

Francia e Stati Uniti hanno espresso preoccupazione per la nuova escalation di violenza, così come hanno fatto anche Iran e Russia. Ma, se gli uni accusano i fedeli a Bashar al Assad, gli altri attribuiscono colpe ai gruppi di opposizione.

A 8.000 chilometri di distanza, invece, riprendono i negoziati. I rappresentanti delle opposizioni al presidente in carica sono giunti ieri a Ginevra. Quelli governativi arriveranno venerdì, a elezioni concluse.

Round fondamentale, secondo l’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, Staffan de Mistura, che ieri era in Iran proprio per preparare la ripresa delle trattative, minacciata dalle violazioni al cessate il fuoco.

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