Quanto costerà a Cameron lo scandalo dei Panama Papers?

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Il coinvolgimento della famiglia Cameron nello scandalo dei Panama Papers solleva molti interrogativi nell’opinione pubblica del Regno Unito. Mentre

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Il coinvolgimento della famiglia Cameron nello scandalo dei Panama Papers solleva molti interrogativi nell’opinione pubblica del Regno Unito.

Mentre la prossima settimana si apre la campagna per il referendum britannico, il premier è sotto pressione per ragioni diverse dalla Brexit.

Euronews ne ha parlato con Joe Churcher, capo corrispondente politico della Press Association.

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Il governo britannico almeno a livello generale si è sempre battuto a favore della trasparenza fiscale. Come credi che David Cameron gestirà la questione ora?

Joe Churcher

È esattamente questo il problema. Il premier britannico si è eretto a campione di trasparenza, ha ingaggiato personalmente una crociata contro l’evasione fiscale e ha criticato tante celebrità coinvolte in casi di evasione ed elusione del fisco.
Le ha definite immorali. È per questo che era fondamentale che non venisse coinvolto in dossier come i Panama Papers. Cameron ha dichiarato, e forse giustamente, che il sistema organizzato dal padre non aveva come obiettivo l’evasione e che ha sempre corrisposto il dovuto al fisco. Nonostante questo resta il problema di essere associato a un sistema creato in un paradiso fiscale e che comunque include tecniche vietate in altri Paesi proprio a causa della segretezza garantita. E poi non gli ha giovato l’atteggiamento di negazione, adottato almeno inizialmente. Cameron avrebbe dovuto essere subito chiaro e spiegare il suo livello di coinvolgimento in questo caso. Perché si tratta di un autogol con effetti potenzialmente devastanti.

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Vale forse anche la pena di sottolineare che stiamo parlando di un tipo di elusione fiscale che di per sé non è illegale come l’evasione. A Westminster si mormora già di una possibile successione a Cameron e sono stati fatti diversi nomi. Quanto questo scandalo potrà avere conseguenze sul destino politico di Cameron? Dovrebbe dimettersi?

Joe Churcher

Non credo. Ci sono alcuni personaggi che chiedono con insistenza le sue dimissioni. Ma i leader degli altri partiti non si stanno spingendo cosi in là con le richieste. E poi appunto l’elusione fiscale non è illegale. Il Premier non ha fatto, in questo senso, nulla di sbagliato. Si tratta più che altro di una percezione generale e di quanto questa influenzerà quello che Cameron vorrà fare poi. Ovvero affretterà la fine della sua carriera politica? Cameron ha già detto che lascerà la guida dei Conservatori prima delle prossime elezioni. Però potrebbe comunque partecipare alle prossime elezioni, ma non da leader. Quindi il punto è che tipo di influenza avrà sulla sua carriera. Tutto dipende dalla sensazione specifica che avrà Cameron. Poi ci sono altri aspetti della questione. Cameron ha sempre detto di voler rendere noto il suo reddito. E ha sempre ripetuto che questo è un dovere per tutti coloro che ricoprono la carica di Primo Ministro.
In quel caso credo che il suo discorso fosse rivolto soprattutto all’opposizione, ora però è un punto che dovrà valutare bene con lo sguardo agli elettori.

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Infatti non dobbiamo dimenticarci del referendum di giugno sulla permanenza nell’Unione europea.
Per David Cameron questi sarebbero dovuti essere i giorni nei quali definire le linee della campagna referendaria e nei quali avrebbe chiesto alla popolazione di affidarsi a lui. Ora sarà più difficile chiedere agli elettori: ‘Fidatevi di me, dobbiamo restare nell’Unione europea’. Crede che tutto questo avrà un impatto anche sull’esito del referendum?

Joe Churcher

Sì, potrebbe averlo. Potenzialmente potrebbe. Credo che ci sia una certa preoccupazione. Non ci sono dubbi che la parte a favore della permanenza nell’Unione europea dipenda anche dalla credibilità del Premier e dalla sua richiesta agli elettori di votare per restare parte dell’Unione. Poi ci sono anche altre questioni da considerare, come ad esempio la gestione da parte del governo di dossier come la crisi delle acciaierie Tata o anche la disputa sui sussidi per i disabili. Sono cose che possono minare la fiducia nei confronti dei Cameron in generale.
Potrebbe anche darsi che gli elettori scelgano di vendicarsi con Cameron votando per il no al referedum di giugno, in un voto che in realtà sarebbe una bocciatura sull’operato del governo e per la richiesta di un’inversione di tendenza.

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Comunque mancano ancora un paio di mesi prima del referendum. Vediamo come andranno le cose prima del 23 giugno.

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