Islanda: la caduta del premier anti-austerity coi soldi alle isole Vergini

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Di Alberto De Filippis
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Comincia a fare davvero caldo in Islanda e non stiamo parlando del tempo. Già 16.000 le firme che sono state raccolte per chiedere le dimissioni del

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Comincia a fare davvero caldo in Islanda e non stiamo parlando del tempo. Già 16.000 le firme che sono state raccolte per chiedere le dimissioni del premier Sigmundur David Gunnlaugsson.

I documenti dello studio legale Mossack Fonseca, da cui sono partiti i Panama Papers, hanno rivelato che l’uomo possedeva, insieme con la moglie, una società offshore alle isole Vergini. Società mai dichiarata.

Gunnlaugsson rifiuta di dimettersi perché, secondo lui, non ci sarebbe nessun conflitto di interessi e anzi la sua famiglia avrebbe investito in società islandesi.

In realtà le cose sembra siano andate diversamente. La società avrebbe avuto investimenti per milioni in obbligazioni di tre banche islandesi, fallite durante la crisi finanziaria del 2008.

Nel 2007 il premier avrebbe occultato una somma vicina a 11 milioni di euro di oggi proveniente da una eredità. Mantenere questo denaro lontano dalle fluttuazioni della corona islandese gli avrebbe permesso corpose e non dichiarate plusvalenze.

Quando entrò in Parlamento nel 2009 diventò famoso come leader del gruppo “InDefence” che si batteva per non pagare i miliardi di dollari depositati nelle banche di Reykjavik dai creditori internazionali.

Persino “i Simpson“https://www.youtube.com/watch?v=myrdff0FTaw sembra avessero previsto gli scandali che stanno scuotendo il mondo finanziario di questi giorni.

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