Cipro, salvataggio finito. Il ministro: "Avanti con il rigore ma niente ricatti"

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Di Giacomo Segantini
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È un giorno nuovo per Cipro. Il programma di salvataggio lanciato tre anni fa per salvare l’isola dalla bancarotta si concluso il 31 marzo. Grazie

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È un giorno nuovo per Cipro. Il programma di salvataggio lanciato tre anni fa per salvare l’isola dalla bancarotta si concluso il 31 marzo.

Grazie alle riforme in ottica di competitività, di taglio alla spesa e soprattutto di ricapitalizzazione e ristrutturazione del sistema bancario, l’ammontare del prestito è stato minore dei 10 miliardi di euro originariamente previsti.

Per il ministro delle Finanze Charis Georgiadis, però, non è il momento di allentare la presa: “Le misure di austerità servono se la situazione dei conti pubblici le richiede, a prescindere dal fatto che un Paese si trovi o meno in un programma di risanamento”, ha detto ai microfoni di Euronews. “Ecco perché, sin dall’inizio, ci siamo assicurati che le finanze pubbliche di Cipro fossero poste su un sentiero di sostenibilità”, aggiunge.

Prossimo punto in agenda: indirizzare l’annoso tema dei crediti deteriorati, quasi il 50% nell’isola del Mediterraneo.

Oltre ai 6,3 miliardi di euro ricevuti dal Fondo salva-Stati, Cipro ha ricevuto un miliardo dal Fondo monetario internazionale, la cui parte di programma terminerà il 14 maggio. Il Paese non dovrebbe avere problemi con i rimborsi, essendo tornato sui mercati del debito a tassi considerati sostenibili.

“L’austerità serve se i conti pubblici la richiedono, a prescindere dal fatto che un Paese si trovi o meno in un programma di risanamento”

“Ogni nazione, attraverso le proprie azioni ed iniziative per consolidare la sua economia, deve fare quanto in suo potere per evitare l’eventualità che qualcuno gli imponga delle misure ancora più aspre e per non lasciare spazio a eventuali ricatti o pressioni”, aggiunge Georgiadis.

Il riferimento è al caso scoppiato in Grecia dopo la pubblicazione da parte di Wikileaks di una conversazione tra il capo europeo dell’Fmi Poul Thomsen e la responsabile della missione nel Paese ellenico Delia Velculescu, in cui si parla di come costringere Atene a implementare le riforme richieste.

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