REPORTAGE: Euronews fra i dannati di Lesbos

REPORTAGE: Euronews fra i dannati di Lesbos
Di Alberto De Filippis
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“Non vogliamo tornare in Turchia”, è la richiesta, o meglio sarebbe dire, il grido disperato di migliaia di migranti, non tutti richiedenti asilo

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“Non vogliamo tornare in Turchia”, è la richiesta, o meglio sarebbe dire, il grido disperato di migliaia di migranti, non tutti richiedenti asilo, nel campo di Moria, sull’isola greca di Lesbos. Siamo agli sgoccioli, questo lunedì molti di loro verranno rispediti in territorio turco. Contro la propria volontà. Molte delle oltre 2800 persone che si trovano qui non sanno quale sarà il loro futuro, ma davanti ai giornalisti le opinioni sono abbastanza simili: “La Turchia è pericolosa per noi. Non vogliamo tornarci, vogliamo restare qui in Europa. Ecco qui”.

Una donna dice: “Io non voglio andare in Turchia. La situazione è difficile laggiù. Non ci sono aiuti, non c‘è niente. La Turchia riceve denaro dall’Europa e da altri paesi, ma ai siriani non arriva nulla”.

Le Nazioni Unite e in particolare l’Acnur, l’agenzia che si occupa dei rifugiati, continuano ad essere scettiche e pretendono, per bocca di un suo portavoce, di essere rassicurate sulla sicurezza e l’accompagnamento di queste persone.
“Siamo molto preccupati”, dice, “vogliamo urgentemente che Grecia e Turchia mettano in atto queste misure di sicurezza perché vediamo grandi mancnanze in entrambi i paesi”.

La disperazione di queste persone è riassunta nelle parole del nostro corrispondente: “Per decine di migliaia di persone, rifugiati e migranti, Lesbos era l’isola della speranza, prima tappa in Europa. Molti di loro che adesso vivono nell’accampamento di Moria però, dovranno tornare in Turchia un Paese in cui non vogliono vivere a da cui non sanno cosa attendersi”.

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