La corsa contro il tempo per salvare le acciaierie britanniche è cominciata. E di corsa si tratta, visto il rocambolesco vertice a Downing Street
La corsa contro il tempo per salvare le acciaierie britanniche è cominciata. E di corsa si tratta, visto il rocambolesco vertice a Downing Street voluto da David Cameron nonostante tanti membri del governo (lui compreso) fossero ancora in vacanza.
Today I have met with ministers to discuss the future of Port Talbot.
— David Cameron (@David_Cameron) March 31, 2016
Mercoledì il gigante indiano Tata Steel ha detto che metterà in vendita gli impianti nel Paese: in pericolo ci sono 15 mila posti di lavoro.
“Non escludiamo alcuna soluzione. Ma io – ha detto il premier britannico – credo che una nazionalizzazione non sia la risposta. Quel che vogliamo fare è assicurare un futuro a Port Talbot e alle altre acciaierie”.
Considerando anche l’indotto, i posti a rischio sono 40 mila. Il leader laburista Jeremy Corbyn è stato più veloce del segretario alle imprese Sajid Javid (partito alla volta dell’Australia) e già mercoledì era corso a incontrare i lavoratori della cittadina gallese: “Se non interveniamo per proteggere questo impianto e anche gli altri, non avremo più un settore siderurgico in Gran Bretagna”, ha detto .
Per stabilizzare l’antico pilastro dell’economia di Londra (oggi in grave difficoltà) il ministro delle Finanze “ombra”, il laburista John McDonnell, ha insistito sulla necessità di una nazionalizzazione. Il Cancellieri dello Scacchiere George Osborne ha reagito via Twitter affermando di aver sollevato la questione alla riunione del G20 a Parigi dove si trovava.
In Paris for G20 talks on uncertainty in global economy. Discussing risks to monetary system - and I have also raised vital issue of steel
— George Osborne (@George_Osborne) March 31, 2016
Potenziali acquirenti per ora non ce ne sono, con Cameron che parla di “situazione molto difficile, senza garanzia di successo”.