Siamo andati a Srebrenica, teatro del genocidio che è uno dei capi d'imputazione contro l'ex leader serbo-bosniaco
La città di Srebrenica aspetta con particolare attenzione la sentenza contro Radovan Karadzic, che il tribunale penale internazionale dell’Aja sta per pronunciare.
Nel 1995, verso la fine della guerra in Bosnia, a Srebrenica le truppe serbo-bosniache perpetrarono il primo genocidio riconosciuto come tale in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale. Vennero passati per le armi circa 8mila uomini e ragazzi musulmani bosniaci.
Una donna si ricorda:
_Mi capita di sognare ancora di come hanno ammazzato le persone. Spero che Karadzic venga condannato al massimo della pena. _
Ma un uomo aggiunge:
Mi interessa solo quello che riuscirò a far mangiare ai miei figli domani. Se Karadzic ha commesso un crimine sono fatti suoi. Se è colpevole che lo puniscano.
Dalla fine della guerra Srebrenica è passata da quasi 40mila abitanti a 7mila e la situazione non è affatto rosea.
riconoscere il genocidio nei fatti
Per il sindaco della città, Ćamil Duraković, il verdetto ha un senso solo se ad esso faranno seguito fatti concreti:
Se le cose non cambiano, il processo non servirà a nulla. La sentenza deve servire a far accettare a tutti l’evidenza del genocidio che c‘è stato, cosa che ancora non avviene, altrimenti sarà solo un altro pezzo di carta.
Per questo genocidio e per crimini di guerra e contro l’umanità, Radovan Karadzic, ex leader dell’entità serbo-bosniaca, rischia l’ergastolo.
Dice la nostra inviata Andrea Hajagos:
La metà della popolazione prega in chiesa e l’altra metà alla moschea. Queste differenze religiose e etniche fanno capire che qualunque sia l’esito il processo scontenterà qualcuno.
22 different NGOs from #BiH arrived to #DenHaag 2follow tomorrow's #ICTY#Karadzic verdict. pic.twitter.com/RtVoC38qoy
— Katarina Drlja (@KatarinaDrlja) 23 mars 2016