Rivivere la storia attraverso la realtà virtuale

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Di Julian GOMEZ
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Riscoprire e preservare il nostro patrimonio storico con la "realtà aumentata" di CEEDS, un progetto che vede la collaborazione di 18 partner europei e finanziato dall'UE con quasi 6,5 milioni di euro

La realtà virtuale può riportare alla memoria il nostro patrimonio storico scomparso? Le risposte arrivano da Barcellona, ​​in Spagna, dove lavora un gruppo di scienziati e ricercatori dell’UE. Attraverso il progetto di ricerca CEEDS – Collective Experience of Empathic Data Systems, il team ha deciso di rivolgersi al subconscio per dipanare l’enorme matassa di informazioni disponibili.

Gli utenti vengono sottoposti a stimoli audio-visivi attraverso un sistema di realtà aumentata in grado di monitorare le loro reazioni psico-fisiologiche. Un progetto volto anche a recuperare il nostro patrimonio storico andato perduto. Cuore del sistema CEEDs è “XIM” (eXperience Induction Machine), uno spazio di realtà aumentata immersivo – collocato presso lo SPECS lab dell’Università Pompeu Fabra di Barcellona.

Julián López Gómez, euronews: “Perché questa tecnologia è utile a ciò che troviamo qui in Germania a Bergen-Belsen ?” “Il memoriale è uno spazio vuoto: non ci sono caserme o altri resti lasciati nel campo di concentramento. Con questo tablet possiamo fare una ricostruzione, si tratta di un aiuto molto utile per avere un’idea, una sensazione di ciò che era questo posto”, sottolinea lo storico Stephanie Billib.

Dalle immagini sembra di vedere una normale foresta della Germania. Ma qui durante la Seconda guerra mondiale sono morte oltre 70.000 persone. Una classe in visita nel campo di Bergen-Belsen è dotata di tablet che mostrano con precisione la struttura originaria dell’area completamente distrutta dopo la guerra. “Oggi ho imparato molto. Quello che è accaduto qui è orribile. È possibile trovare tutto. Ovunque si vedono i segni dell’Olocausto, si possono trovare il cimitero dei bambini ma anche il forno crematorio dove sono state bruciate le persone. E’ orribile e spaventoso. Ho imparato tanto”, dice uno studente.

“Questa “app” particolare su tablet motiva gli studenti molto di più di una classica lezione. Perché li coinvolge davvero”, fa notare un professore di storia. “E’ molto difficile capire la storia di questo posto, va oltre la nostra facoltà di comprensione. Qualsiasi strumento che possa fornire delle emozioni è un ulteriore aiuto”, prosegue lo storico Billib.

Obiettivo di questa app coniugare la tecnologia alla realtà e con i big-data offrire ai visitatori dell’area il contesto storico per cercare di conoscere quello che è successo ma in un modo interattivo.

“Abbiamo costruito un paradigma educativo per l’apprendimento della storia. Lo spazio non è solo un punto fermo per la storia ma è anche un mezzo che ci permette di aumentare realmente la memoria e l’esperienza. E questo è ciò che dobbiamo raggiungere. Dobbiamo essere in grado di raccontare la storia alle generazioni future e modellare le esperienze sulla base di informazioni storiche”, ci spiega Paul Verschure, psicologista presso l’Università Pompeu Fabra a Barcellona.

La piattaforma combina mappe, modelli geolocalizzati del campo in 3D ottenuti durante i diversi periodi storici, mappe viturali e reali, e molti documenti storici, assemblati tra loro con l’aiuto di scienziati informatici ma anche con l’aiuto di artisti. Il prossimo step è trasformare questa piattaforma come parte di un programma educativo. Per incorporarlo poi nell’insegnamento della storia. Non si sostituisce nulla ma si usa come uno strumento per rivivere e il passato.

Gli scienziati sono ancora alla ricerca di modi per rendere il sistema maggiormente su misura e personalizzabile. Al momento si può scegliere ciò che si vuole vedere e ciò che interessa. Il passo seguente sarà dunque quello di fornire una panoramica topografica ancora più accurata e coinvolgente del sito storico.

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