Dietro le mosse della Bce lo spettro della deflazione nella zona euro

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Di Giacomo Segantini
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Perché l’Eurotower ha deciso di potenziare il proprio “bazooka” di politica monetaria? Innanzitutto va ricordato quel che è l’obiettivo inserito nel

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Perché l’Eurotower ha deciso di potenziare il proprio “bazooka” di politica monetaria? Innanzitutto va ricordato quel che è l’obiettivo inserito nel mandato della Bce, cioè garantire la stabilità dei prezzi. Ciò si traduce in un target d’inflazione vicino ma di poco inferiore al 2%. Un livello che però l’Eurotower manca ormai da diverso tempo: a febbraio quella della zona euro è tornata addirittura in negativo (-0,2%).

Alle persone comuni prezzi più bassi possono sembrare una buona cosa ma a livello di sistema non sempre lo sono perché possono generare una dinamica, la deflazione, in cui tutti i consumatori rimandano sistematicamente gli acquisti. A quel punto il calo dei prezzi diventa endemico, le aziende guadagnano meno, tagliano costi, investimenti e posti di lavoro. La crescita rallenta, le persone guadagnano meno, spendono meno e così via. Un circolo vizioso simile a quello affrontato per anni dal Giappone.

La soluzione allora è quella di spingere famiglie e imprese a spendere e a investire. E per farlo una banca centrale allarga le maglie del credito: più soldi e a un costo minore. Sono le banche il vero perno della manovra e tutte le misure della Bce non hanno altro fine se non quello di liberare o fornire risorse finanziarie perché gli istituti di credito eroghino credito all’economia reale.

Per tornare alla domanda originale, allora, la Bce ha scelto di agire perché al vertice questo giovedì sono state svelate le nuove previsioni relative alla crescita e all’inflazione. Ebbene, la seconda è proiettata allo 0,1% nel 2016 (le stime di dicembre parlavano dell’1%), all’1,3% in 2017 e all’1,6% in 2018. Tradotto in parole semplici: i prezzi non torneranno verso l’obiettivo dell’Eurotower almeno per altri tre anni.

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