Acciaio cinese, Madrid e Roma chiedono l'aumento di dazi

Acciaio cinese, Madrid e Roma chiedono l'aumento di dazi
Di Arianna Sgammotta
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L’Europa resta ancora nuda davanti alla concorrenza cinese nel settore siderurgico. Se crescono le proteste dei lavoratori e di alcune cancellerie

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L’Europa resta ancora nuda davanti alla concorrenza cinese nel settore siderurgico.

Se crescono le proteste dei lavoratori e di alcune cancellerie europee, che vorrebbero vedere alzati i dazi alle importazioni dell’acciaio made in China, al termine di un’altra giornata di riunione a Bruxelles tra i responsabili all’industria dei 28 Stati membri non è arrivata ancora nessuna contro misura ufficiale.

“Con l’acciaio cinese non possiamo avere dazi antidumping inferiori al 16% quando quelli di alcuni dei nostri partner commerciali, come gli Stati Uniti arrivano fino al 200%” ha dichiarato José Manuel Soria, Ministro all’industria spagnolo.

La sovrapproduzione dell’acciaio cinese e la sua vendita a prezzi al di sotto degli standard internazionali srischia anche di costare a Pechino il riconoscimento dello status di economia di mercato. Come ha spiegato la sottosegretaria al Ministero dello Sviluppo Tersa Bellanova arrivando a Bruxelles.

“E’ evidente che entrare nell’economia di mercato senza rispettarene per intero le regole, comporta una concorrenza sleale, che porta ad una delocalizzazione di centinaia di milliaia di posti di lavoro” ha dichiarato Teresa Bellanova.

Dalla Commissione europea, per ora arriva soltanto la promessa di una conferenza con le autorità di Pechino, in programma per la seconda metà di marzo. Troppo poco secondo alcune capitali, considerato che l’acciaio dà lavoro oggi in Europa a oltre 330.000 persone.

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