Il futuro della Siria come Paese a rischio secondo John Kerry

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L’accettazione da parte del governo siriano dell’ipotesi di una tregua a partire da sabato 27 febbraio come concordato da Stati Uniti e Russia non

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L’accettazione da parte del governo siriano dell’ipotesi di una tregua a partire da sabato 27 febbraio come concordato da Stati Uniti e Russia non diminuisce gli interrogativi sulla sua fattibilità.

Nonostante l’itesa di principio infatti, i combattimenti sono più che mai intensi vicino a Damasco, ad Aleppo e nel resto del Paese. E soprattutto l’esclusione, scontata, del fronte Al-Nousra e del gruppo Stato Islamico rende ancora più tortuosa la via della pacificazione.

“Ovviamente lo Stato siriano rispetterà il cessate il fuoco concordato ma non possiamo parlare per conto di quei gruppi armati che oggi hanno messo le mani avanti tirandosi fuori dall’intesa” ha detto il Ministro degli Esteri siriano Ali Haidar.

Il Segretario di Stato Americano John Kerry ha lanciato l’allarme: in ballo c‘è la sopravvivenza della Siria come Paese ha detto a Washington durante un’audizione in Senato.

“Prima o poi qualcuno dovrà sedersi attorno a un tavolo ed arrivare ad un accordo su cosa fare della Siria. Ma potrebbe essere troppo tardi per mantenere l’integrità del Paese se si attende ancora, questo è il vero problema” ha detto Kerry.

Intanto i combattimenti si intensificano su vari fronti, come nei pressi di Homs. A Bureij i ribelli dell’Esercito Siriano Libero hanno lanciato una serie di missili Grad contro le postazioni governative.

Secondo le ultime stime dell’Osservatorio Nazionale per i Diritti Umani gli ormai 5 anni di conflitto in Siria hanno causato la morte di oltre 270.000 persone.

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