Berlinale, tutti i vincitori

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Di Euronews
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Sul tappeto rosso della Berlinale, non solo glamour e star anche il dramma della fuga dalla guerra. L’emergenza rifugiati è stato uno dei temi più

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Sul tappeto rosso della Berlinale, non solo glamour e star anche il dramma della fuga dalla guerra. L’emergenza rifugiati è stato uno dei temi più sentiti al festival di quest’anno, affrontato in numerosi film e consacrato con l’Orso d’Oro.

Trionfo a Berlino per il docufilm di Granfranco Rosi, sulla realtà dei rifugiati a Lampedusa: “Voglio dedicare questa vittoria agli abitanti di Lampedusa”, ha affermato il regista alla cerimonia di attribuzione del premio.

Il documentario racconta la drammatica situazione dei rifugiati approdati nella piccola isola di Lampedusa, un racconto diretto e privo di ogni compacimento del dolore e della sfortuna, come spiega Rosi: “Mi oppongo con tutte le mie forze a questo, ma voglio al contempo lasciare una testimonianza. È molto raro che un documentario riesca ad ottenere un riconoscimento come questo ad un festival”.

Il Premio Speciale della Giuria, secondo più ambito dopo l’Orso d’oro è andato al regista bosniaco Danis Tanović per “Morte a Sarajevo”.

Il suo nuovo film ha vinto anche il Premio internazionale della critica. Tanović è giunto alla ribalta internazionale grazie al film “No Mans land” che gli valse un Oscar. Il suo nuovo film ambientato a Sarajevo è un grido d’allarme per la crisi che affligge l’Europa e gli ideali che la ispirano. Il film in prima mondiale a Berlino è tratto dal libro del filosofo di fama internazionale Bernard-Henri Levy.

“È un monodramma di un’ora e mezza – afferma Danis Tanović – è difficile riuscire a trarne un film, anche se hai un grande attore come Jacques Weber, che lo ha già interpretato a teatro, ma il teatro è un’altra cosa. Non sapevo come prendere questa storia, come raccontarla mi ci è voluto tempo per trovare la strada”.

L’orso d’argento alla regia è stato attribuito a Mia Hansen-Løve per il film “L’Avvenire”, conferito dall’attrice italiana Alba Rohrwacher.

Nel film Isabel Huppert interpreta il ruolo di una insegnante di filosofia, sposata con due bambini. La sua vita va a pezzi quando il marito la lascia per un’altra donna. Dirigere l’attice icona del cinema francese è stata una sfida non da poco per la 35enne Hansen-Løve:

“Certo la sua storia mi ha intimidito, nonostante ciò abbiamo subito iniziato un contatto umano, non sono mai riuscita a dimenticare ciò che lei rappresenta. Ciò che ha fatto. Ho sempre avuto grande fiducia in lei e lei in me, è stata una relazione molto fluida”.

L’attrice danese Trine Dyrhlom è stata premiata come migliore attrice, per il ruolo interpretato nel nuovo film di Thomas Vinterberg “La comune”.

Trine Dyrhlom si è affermata a livello internazionale negli anni 90, con l’interpretazione in “Festen” sempre di Vinterberg.

Se “Festen” scandagliava il lato oscuro della famiglia danese tradizionale, il focus di “La comune” è la famiglia allargata in cui si realizza il mito dell’amore libero, della condivisione, dello scambio reciproco di emozioni.

“Il mio personaggio sradica … – racconta la Dyholm – ma l’idea che permea tutto il film è quella della condivisione ed è ciò che Thomas Vinterber ci vuole dire, di condividere di più. Non solo tra moglie e marito, dobbiamo occuparci gli uni degli altri prenderci cura di ciò che ci circonda”.

L’Orso d’Argento per il migliore attore è stato attribuito a Majd Mastoura per il ruolo di protagonista nel film Inhebbek Hedi, di Mohamed Ben Attia. È il primo film tunisino mostrato alla Berlinale in vent’anni. Il film è ambientato durante la primavera araba del 2011 in Tunisia e racconta la storia di un triangolo amoroso nella società araba, in cui i matrimoni combinati rappresentano ancora una realtà. Majd Mastoura interpreta Hedi: “La sfida è stata controllare il mio corpo perché io mi muovo molto, consumo molta energia contrariamente a quello che fa Hedi che è minimalista nei movimenti, a tutti livelli anche a quello energetico, quindi all’inizio è stato difficile per me”.

Il premio del pubblico è stato attribuito a “Junction48” del regista israeliano Udi Aloni, che unisce israeliani e palestinesi intorno alla musica hip hop.

Esclusivo: Guarda il video a 360° di Gerard Depardieu sul tappeto rosso della Berlinale

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