Addio a Umberto Eco, "rompiscatole" della letteratura

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Di Alberto De Filippis
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L’artista come vate chiuso in una torre d’avorio e avulso dalla realtà. Reticente alla massa. Tutto questo non era Umberto Eco, che in tempi di magra

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L’artista come vate chiuso in una torre d’avorio e avulso dalla realtà. Reticente alla massa. Tutto questo non era Umberto Eco, che in tempi di magra per l’industria editoriale, è stato uno dei pochissimi scrittori italiani a competere con i mostri sacri della letteratura mondiale in termini di vendite e notorietà.

Perché Umberto Eco era pop, nel senso di popolare. Non aveva paura di prendere posizioni anche scomode. Amante del mondo medioevale, non per niente il suo capolavoro il Nome della Rosa è ambientato in quel periodo, non aveva paura di passare da sant’Agostino, alla Semiotica, a Twitter, sempre curioso, come un ragazzino, anche a 84 anni.

Il suo valore è stato soprattutto quello di svecchiare la letteratura per avvicinarla davvero al grande pubblico, senza timori, fin da giovane, sempre con tanti dubbi e coraggio, come quando, con lo pseudonimo Daedalus, firmò, da sinistra, alcuni pezzi polemici contro Pasolini, in un’epoca in cui questi era davvero intoccabile.

Se ne va un ragazzino di 84 anni. I suoi libri restano e questi nessuno ce li potrà portare via.

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