Il Primo ministro turco accusa i curdi siriani di essere "direttamente responsabili" dell'attentato di Ankara. Nuovo attacco oggi a Diyarbakir

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Alta tensione in Turchia dove oggi in un nuovo attentato a Dyarbakir, nel sud est del Paese, almeno sei soldati sono morti. Un attacco che arriva

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Alta tensione in Turchia dove oggi in un nuovo attentato a Dyarbakir, nel sud est del Paese, almeno sei soldati sono morti. Un attacco che arriva dopo la strage di ieri ad Ankara di cui il governo accusa le forze curde di essere direttamente responsabili. Ad agire sarebbero le milizie dell’Unità di protezione popolare (YPG), gruppo attivo nel nord della Siria e non considerato terrorista dalla comunità internazionale, con il supporto del PKK.

“In questo momento – ha detto il ministro turco – non voglio fornire dettagli su come sono organizzati e da dove vengono, ma tutte queste informazioni le forniremo alla comunità internazionale. Darò l’ordine al Ministero degli Esteri di distribuire tutta la documentazione, dando priorità ai paesi 5 Paesi del Consiglio di sicurezza. E daremo prove a chi sostiene ancora che l’Unità di protezione popolare non è un’organizzazione terroristica. Ci aspettiamo di ricevere un’immediata solidarietà”.

Da parte dei curdi-siriani è arrivata subito la smentita di un possibile coinvogimento nell’attentato di Ankara, dove l’esplosione di un autobomba ha provocato la morte di 28 persone e il ferimento di una sessantina.

Il governo turco sostiene di aver anche identificato l’attentatore. Secondo fonti ufficiali era un cittadino siriano entrato recentemente in Turchia come rifugiato. Aveva 24 anni e sarebbe stato vicino alle milizie curde.

L’ordigno è esploso al passaggio di un pullman militare a circa 300 metri dal quartier generale delle forze armate, in un’area non distante dal Parlamento e da altri edifici governativi.

Per l’attacco sono state arrestate al momento una quindicina di persone.

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