Dmitri Medvedev: "L'Ue faccia il primo passo, le sanzioni danneggiano anche loro"

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Di Euronews
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Siria, Ucraina, relazioni con Ue e Usa... queste ed altre le questioni affrontate nella nostra intervista esclusiva al primo ministro russo Dmitri Medvedev. Isabelle Kumar l'ha incontrato alla confere

In Occidente ci sono sempre più persone che considerano la Russia una crescente minaccia alla sicurezza. Sebbene sia, paradossalmente, uno degli attori chiave per trovare una soluzione al conflitto siriano. Nel frattempo, il paese è piegato dalla crisi economica. Per discutere questi temi abbiamo intervistato in esclusiva, alla conferenza sulla sicurezza di Monaco, il primo ministro russo Dmitri Medvedev.

Chi è Dmitri Medvedev

  • Dmitri Anatol’evič Medvedev, attuale primo ministro russo, è nato il 14 settembre del 1965 in quella che allora si chiamava Leningrado (e che dal 1991 è tornata a essere San Pietroburgo).
  • Il sodalizio con Vladimir Putin nacque negli anni ’90, quando entrambi lavoravano per l’ufficio del sindaco di San Pietroburgo.
  • Dal 1999 fu chiamato a Mosca, ricoprendo ruoli sempre di maggior rilievo, fra i quali la presidenza di Gazprom, fino a diventare vicepremier nel 2005.
  • Nel 200 fu “scelto” da Putin per succedergli al Cremlino dopo i suoi primi due mandati presidenziali.
  • Quando, nel 2012, l’ex agente del Kgb è tornato per la terza volta alla guida della nazione i due si sono di nuovo scambiati i ruoli e Medvedev è diventato primo ministro.
  • Figlio di due professori universitari si è laureato in legge all’Università statale di San Pietroburgo. Adora l’heavy metal.
  • Tra i suoi gruppi preferiti i Black Sabbath, ma anche icone del rock anni ’70 come Deep Purple e Led Zeppelin.
  • È piuttosto complessato dalla scarsa altezza. I documenti ufficiali dicono che sia di 1,62 metri, ma pare che in realtà non raggiunga nemmeno quota 1,60.

*Siria: un punto di svolta*

Isabelle Kumar, euronews:
“La ringrazio di essere con noi a Global Conversation. La questione siriana sta dominando l’agenda internazionale. Ma c‘è la sensazione che si potrebbe giungere a una svolta, anche se non è ancora chiaro quale possa essere. Che cosa ne pensa? “

Dmitri Medvedev
“Nel venire a questa conferenza riflettevo sul fatto che la situazione in quest’area è molto complessa e impegnativa, perché dobbiamo ancora raggiungere un accordo coi nostri colleghi e partner su elementi chiave, compresa la possibile creazione di una coalizione militare. Tutte le interazioni di questo tipo sono state sporadiche finora.

Ciò detto, sottolineo che qui, a Monaco, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha incontrato il segretario di Stato americano John Kerry, e vari colleghi coinvolti a vario titolo si sono uniti a loro successivamente. Sono cautamente ottimista sulle prospettive di cooperazione su questo tema.

Mi lasci rimarcare che questa cooperazione è essenziale, perché se non raggiungiamo una posizione comune su questo tema, non ci sarà fine alla guerra in Siria. La gente continuerà a morire, il flusso massiccio di profughi verso l’Europa continuerà e l’Europa dovrà affrontare sfide ancora più grandi. Soprattutto, non sarà in grado di sconfiggere il terrorismo, che è una minaccia all’intera civiltà contemporanea”.

euronews:
“Quali azioni precisamente, militari e di altro tipo, la Russia è pronta a compiere per favorire questa de-escalation del conflitto siriano?”

Dmitri Medvedev:
“Mi lasci ricordare le ragioni del coinvolgimento della Russia in Siria. La prima ragione che obbliga la Russia a prendere parte a questa campagna è la protezione degli interessi nazionali. Ci sono molti miliziani in Siria che possono andare in Russia in ogni momento e compiere attacchi terroristici lì. Ce ne sono migliaia in Siria.

La seconda è che c‘è un fondamento legale nella richiesta del presidente Assad. Dobbiamo, dunque, tener conto di questi due fattori nelle nostre decisioni militari e, ovviamente, gli sviluppi della situazione. La cosa più importante a questo punto è un accordo per avviare colloqui tra tutte le parti del conflitto siriano. Un’altra cosa importante è approntare una lista coordinata dei gruppi terroristici, dato che chi è buono e chi è cattivo è stata materia di eterno dibattito. È la prima cosa che voglio fare.

Un altro punto è il seguente: ho appreso che il segretario di Stato Usa John Kerry ha detto che se la Russia e l’Iran non daranno una mano, gli Stati Uniti sono pronti, con altri Paesi, a compiere operazioni di terra. Sono parole inutili. Non avrebbe dovuto dirle per una semplice ragione: se tutto ciò che vuole è una guerra prolungata, può compiere operazioni di terra o quello che gli pare. Ma non provi a spaventare nessuno. Gli accordi dovrebbero essere raggiunti sulla stessa linea delle conversazioni tra il signor Kerry e il signor Lavrov, invece che dicendo che se qualcosa va storto, Paesi arabi e Stati Uniti avvieranno azioni di terra. Ho risposto a questa domanda recentemente. Ma lasciatemi ripetere che nessuno è interessato a una nuova guerra, E un’operazione di terra è a pieno titolo una lunga guerra. Dobbiamo tenerlo bene in mente”.

euronews:
“Ovviamente uno dei punti chiave è il futuro del presidente siriano Bashar al-Assad. La Russia continuerà a sostenerlo, in questo momento cruciale?”

Dmitri Medvedev:
“La Russia non supporta personalmente il presidente Assad, ma mantiene relazioni amichevoli con la Siria come paese. Questi legami non sono stati costruiti sotto Bashar al-Assad, ma quando suo padre, Hafez al-Assad, divenne presidente. Questo è il primo punto.

Secondo, non abbiamo mai detto che questa è la questione principale per noi in questo processo. Semplicemente pensiamo che attualmente non ci sia un’altra autorità legittima in Siria che non sia Bashar al-Assad. È il presidente in carica, che piaccia o no. Toglierlo da questa equazione porterebbe al caos. Abbiamo visto ciò in numerose occasioni nel Medio Oriente, quando qualche Paese è semplicemente crollato, come è accaduto in Libia per esempio.

È per questa ragione che deve prendere parte a tutto il processo. Ma dovrebbero essere i siriani a decidere il suo destino”.

euronews:
“State quindi già lavorando all’ipotesi di una transizione in Siria?”

Dmitri Medvedev:
“Non credo che si debba entrare troppo nei dettagli. Mi riferisco alla Russia, all’Unione Europea e agli Stati Uniti. Dovremmo concentrarci tutti sul facilitare l’avvio di questo processo. Dobbiamo assicurarci che ognuno si sieda al tavolo dei negoziati, far sì che si parlino gli uni con gli altri.

Siamo onesti e riconosciamo che sarà tutt’altro che semplice, date le parti in causa. Da una parte c‘è il presidente Assad, supportato da parte della società e dai militari. Dall’altra parte, il resto della società, che spesso rappresenta differenti confessioni, persone a cui non piace Assad, ma che devono sedersi con lui allo stesso tavolo. Ciononostante, devono arrivare a un accordo, al fine di tenere unita la Siria.

*Ucraina: le prossime tappe*

euronews:
“Ora vorrei cambiare argomento e passare al conflitto in Ucraina. Parliamo di una situazione congelata con, a quanto apre, nuovi combattimenti nell’est. Cosa può fare la Russia per sbloccare la situazione, per giungere a una fine del conflitto?”

Dmitri Medvedev:
“Comprensibilmente, in questo caso la risposta è più semplice che nel caso della Siria. Non perché questo conflitto sia meno brutale, ma perché è chiaro come compiere passi avanti: implementando gli accordi di Minsk. Dovrebbero essere implementati pienamente e nella loro interezza da entrambe le parti. La Russia chiede a tutte le parti di farlo, sia coloro che hanno il controllo nel sud est che le autorità di Kiev. Non è faccenda della Russia avere dei disaccordi con Kiev o qualche antipatia reciproca.

Sarebbe corretto dire che la maggior parte dei compiti che spettavano al sudest dell’Ucraina sono stati adempiuti. Soprattutto, che le ostilità sono cessate quasi completamente. Sfortunatamente qualche azione ostile viene compiuta di tanto in tanto, ma non spesso. Trovare soluzioni politiche e legali per mantenere gli accordi di Minsk è diventato vitale.

Di chi è la responsabilità? Ovviamente è responsabilità dell’Ucraina. Se l’Ucraina ritiene il sudest parte del suo territorio, è nella giurisdizione, competenza e autorità del presidente, del parlamento e del governo dell’Ucraina”.

euronews:
“Uno dei punti più spinosi per l’Ucraina, ma forse anche per la comunità internazionale, è la Crimea. Il futuro della Crimea è negoziabile?”

Dmitri Medvedev:
“No. È fuori discussione. Questa questione non esiste per la Russia, è chiusa per sempre. La Crimea è parte della Russia. Lì si è tenuto un referendum, abbiamo emendato la Costituzione. La Repubblica di Crimea e la città di Sebastopoli sono parte della Federazione Russa”.

euronews:
“Se incontrerà il presidente Poroshenko qui, alla conferenza sulla sicurezza di Monaco, cosa gli dirà?”

Dmitri Medvedev:
“Non l’ho visto e, a essere onesti, non mi è mancato. Il presidente Poroshenko è in contatto con il presidente Putin. Non c‘è dubbio che la cosa principale sulla quale i miei colleghi devono impegnarsi è fare di tutto perché gli accordi di Minsk vengano implementati. Ne trarranno beneficio, così come lo Stato ucraino che, non importa cosa si dica, è un Paese vicino, confinante con la Russia”.

*Ripartire su nuove basi nelle relazioni con Ue e Usa*

euronews:
“Il conflitto in Siria e la situazione in Ucraina hanno contribuito a un forte deterioramento delle relazioni tra Russia, Unione Europea e Stati Uniti. Crede che riazzerare tutto sia possibile?”

Dmitri Medvedev:
“La domanda è come e a quale scopo. Se qualcosa deve essere resettato, deve essere fatto su basi fondamentalmente differenti. Che tipo di basi? Eque, giuste, solide basi per le relazioni, considerando che la Russia non è l’unica nazione che ne ha bisogno. L’Unione Europea e gli Stati Uniti ne hanno bisogno allo stesso modo. Vogliamo giuste, evolute relazioni sia con gli Stati Uniti che con l’Unione Europea.

L’Unione Europea è il nostro principale partner commerciale, un insieme di Paesi che si trova nel nostro stesso continente. Quindi siamo legati dalla nostra comune identità europea, storia e valori. Queste perduranti tensioni non stanno portando alcun beneficio. Ma se ci è stato detto che non ci volevano più intorno, il primo passo per la riconciliazione dovrebbe essere compiuto da chi ha dato il via a questo isolamento. Per quanto ci riguarda, siamo pronti a discutere su ogni questione”.

euronews:
“Una delle ripercussioni del deterioramento dei rapporti sono le sanzioni imposte alla Russia, che stanno facendo grossi danni. Quant‘è prioritario per il vostro governo ottenere la revoca delle sanzioni?”

Dmitri Medvedev:
Ci hanno detto che eravamo i cattivi e che andavamo puniti. Poi hanno fatto due calcoli e si sono messi a piangere: è saltato fuori che per qualche ragione stavano colpendo la loro stessa economia.
Noi avevamo scambi con l’Unione europea per 450 miliardi di euro. 450 miliardi! Ora sono scesi a 217. Perché non chiede agli europei che lavorano per le diverse compagnie che realizzavano prodotti per la Russia come la pensano?

Ancora una volta, non siamo noi ad aver cominciato, quindi non siamo noi a dover rimediare. Hanno sempre cercato di intimidirci con le sanzioni, fin dall’epoca sovietica. Tutto quel che ne hanno ricavato sono state perdite economiche. Quel che sta accadendo ora non è diverso. Dovranno avere il coraggio di dire: ragazzi, noi cancelliamo tutto a partire dal giorno X, per favore ricambiate sopprimendo le misure che avete preso in reazione alle sanzioni. Questo sarebbe l’approccio giusto”.

*Un’economia in crisi*

euronews:
“Quindi i cittadini comuni in Russia come percepiscono questa crisi economica? Perché le sanzioni stanno contribuendo a provocarla, così come anche il crollo dei prezzi del petrolio. Com‘è la vita per il cittadino comune?”

Dmitri Medvedev:
“È vero, la nostra situazione economica non è delle migliori attualmente. Il drammatico crollo dei prezzi del petrolio è il fattore che contribuisce maggiormente allo stato generale dell’economia, al calo delle entrate. Erano 17 anni che non assistevamo a una situazione simile. I prezzi attuali sono paragonabili a quelli del 1998. Purtroppo il nostro bilancio rimane molto dipendente dai prezzi del petrolio. Nonostante la struttura delle entrate sia migliorata, per quanto riguarda la suddivisione fra il petrolio e altre fonti, tuttavia sì, rimane in larga misura dipendente dalle materie prime. Questo non può non avere un impatto sui redditi e in generale sulle condizioni dei cittadini rispetto all’occupazione e alle loro reali entrate.

Anche le sanzioni hanno avuto degli effetti. Questo è ovvio, dal momento che alcune delle nostre compagnie, per esempio, hanno perso i finanziamenti che ricevevano dalle banche europee, e questo significa che non possono crescere. Perciò, in questo senso, la situazione economica non è facile. Ma c‘è anche un effetto positivo. L’economia sta guarendo, sta diventando meno dipendente dal petrolio, e abbiamo l’opportunità di sviluppare la nostra industria e la nostra agricultura.

Forse uno dei vantaggi di queste sanzioni e della nostra reazione è che abbiamo cominciato a concentrarci di più sull’agricoltura nazionale, di conseguenza ora stiamo soddisfacendo in gran parte la nostra domanda interna di cibo, mentre il grano, ad esempio, viene esportato in grandi quantità. In questo senso, le sanzioni hanno aiutato. Ma probabilmente non hanno aiutato gli agricoltori dell’Unione europea”.

euronews:
“Le chiedevo dei cittadini russi comuni, e dell’impatto che la crisi ha su di loro. Sentiamo parlare di possibili disordini a livello sociale con il crescere delle difficoltà in Russia. È una questione che la preoccupa?”

Dmitri Medvedev:
“Naturalmente, il governo deve innanzi tutto pensare all’impatto sociale dei cambiamenti economici e della situazione economica. A dire il vero, siamo stati costretti a fare tagli in molti settori, ma non abbiamo mai toccato le spese sociali, o i salari e i benefit del pubblico impiego.

Inoltre, l’anno scorso abbiamo addirittura indicizzato le pensioni, e anche quest’anno, forse non del tutto, ma l’abbiamo fatto. Cercheremo di continuare ad agire in questo modo in futuro. Insomma, la spesa sociale del governo è consistente, ma è inviolabile. In questo senso, cercheremo di fare tutto il possibile per il benessere sociale dei cittadini, perché possano restare il più possibile sereni in queste condizioni. Questa è una reale priorità del governo”.

*I diritti umani*

euronews:
“Dal punto di vista della comunità internazionale, una macchia sulla reputazione della Russia è la questione dei diritti umani e della libertà di parola, su cui la Russia sembra cadere in continuazione. Perché?

Dmitri Medvedev:
“A essere sinceri, abbiamo sempre avuto idee diverse sulla situazione della libertà d’espressione e dei media in Russia. Siamo stati spesso criticati, e lo siamo ancora. Noi abbiamo una nostra posizione sulla questione. Forse in Russia i media sono un po’ diversi, ad esempio, dai media europei. Ci sono differenze storiche e ci sono problemi di crescita.

Io raramente guardo la tv o leggo i giornali stampati, ricavo praticamente tutte le notizie da internet. E più della metà della popolazione russa fa lo stesso. Come sa, su internet non c‘è una regolamentazione in questo senso. Tutti i punti di vista sono rappresentati, inclusi, per dirlo senza mezzi termini, i più estremisti. Perciò credo che non sia serio pensare che alcune persone non abbiano accesso a diverse fonti d’informazione nel mondo globalizzato di oggi. (26/36)

euronews:
“Sì, ma sembra anche che i dissidenti siano messi a tacere. Presto sarà il primo anniversario dell’assassinio di Boris Nemtsov. E in Gran Bretagna, come lei sa, sono stati resi noti i risultati dell’inchiesta sull’omicidio di Alexander Litvinenko, che additano il presidente Vladimir Putin come probabile mandante. Pensate di perseguire il governo britannico per questo? Si è detto che volevate fare causa al governo britannico riguardo quest’inchiesta”.

Dmitri Medvedev:
“Lei ha menzionato un rapporto redatto da un certo giudice in pensione, in cui – ho dato giusto un’occhiata per curiosità – praticamente ogni paragrafo e ogni sezione si apre con la parola ‘probably’.

Che cosa c‘è da commentare? Ciò che è deplorevole in questa storia è che il primo ministro e il ministro degli esteri commentino un rapporto in cui abbondano parole come ‘probabilmente’. Fa pensare a una caccia alle streghe. Lasciamo la questione alla coscienza dei commentatori. Quanto alla possibilità di un’azione legale, è semplicemente un’ipotesi ridicola. Non ne abbiamo bisogno. E la Federazione russa non farà mai causa a nessun Paese per una stupida invenzione o una divertente sceneggiatura”.

*I momenti da ricordare*

euronews:
“Per finire, signor primo ministro, lei ha ricoperto sia la carica di premier sia di presidente, quindi ha una visione d’insieme delle questioni di cui stiamo parlando, ma se dovessi farle una domanda su uno dei punti salienti del periodo in cui è stato al potere, saprebbe dire quale sia?”

Dmitri Medvedev:
“Be’, ce ne sono stati parecchi. Entrambi i posti sono molto impegnativi. Gli ultimi otto anni della mia vita – perché sono passati quasi otto anni – sono stati una sfida continua. Per quanto riguarda gli eventi, anche quelli sono stati molti, sia in Russia – alcuni molto positivi per me personalmente, eventi di rilievo, importanti, e alcuni eventi tragici, come quelli di cui stiamo parlando ora – sia a livello internazionale.

Dopo tutto, non abbiamo solo discusso e litigato. Abbiamo anche realizzato delle cose. Per esempio, a un certo punto ci siamo accordati su un nuovo Trattato sulla riduzione delle armi strategiche. Questo non è affatto male. Il documento è stato firmato ed è in vigore. È in corso d’attuazione e quindi possiamo lavorare insieme e accordarci su diverse cose.

Poi ci sono i contatti con i miei colleghi, anche qui in Germania, così come in altri Paesi europei. Abbiamo affrontato molti problemi. Tutto questo è straordinario ed eccitante. Forse un giorno parlerò di queste cose nei dettagli. Per ora continuo a lavorare, ed è un lavoro interessante”.

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