Assange, Londra e Stoccolma dicono no all'Onu: "Nessuna liberazione"

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“Vittoria storica”: così il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, affacciandosi al balcone dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, ha salutato la

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“Vittoria storica”: così il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, affacciandosi al balcone dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, ha salutato la decisione dell’Onu che ha definito la sua detenzione illegale chiedendone la liberazione. Dicono “no” il governo britannico e quello svedese che ritengono “irrilevante” la conclusione dei giuristi delle Nazioni Uniti, che non è vincolante penalmente.

Assange non ci sta, è deciso a riprendersi la libertà: “Se questa illegale e immorale detenzione dovesse continuare, ci saranno conseguenze penali per le parti coinvolte. Conseguenze che possono essere decise in qualsiasi Stato perche la Convenzione contro la tortura adottata dalle Nazioni Unite ha una giurisdizione universale”, ha detto il fondatore di Wikileaks.

Nel 2010 Assange viene arrestato a Londra, l’azione legale era stata intrapresa da Svezia e Regno Unito dopo le denunce di abusi sessuali da parte di due svedesi. Prima è stato detenuto in carcere, poi agli arresti domiciliari. Dopo aver perso in appello nel Regno Unito contro la sua estradizione in Svezia, Assange ha deciso nel 2012 di rifugiasi all’ambasciata dell’Ecuador a Londra. Secondo l’Onu è “a tutti gli effetti un prigioniero”.

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