Francia. Migliaia di persone in piazza contro lo stato d'emergenza post-attentati

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Di Andrea Neri
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In Francia migliaia di persone hanno manifestato contro il prolungamento dello stato d’emergenza che resta in vigore e, salvo imprevisti, sarà

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In Francia migliaia di persone hanno manifestato contro il prolungamento dello stato d’emergenza che resta in vigore e, salvo imprevisti, sarà prolungato.

Contro la volontà del governo di modificare la Costituzione su questo punto e sulla decadenza della nazionalità per i terroristi almeno 5.500 persone hanno marciato a Parigi sotto la pioggia.

“È pericoloso. È servito ad arrestare manifestanti che non c’entravano nulla con il terrorismo durante la COP 21. Non vedo a cosa possa servire prolungarlo e in ogni caso non serve contro il terrorismo” dice una manifestante.

Manifestazioni analoghe si sono tenute in decine di città in tutto il Paese. La sinistra è in prima linea contro i progetti del governo socialista di Manuel Valls.

“Non soltanto la minaccia del terrorismo non giustifica lo stato d’emergenza. Al contrario: è proprio perchè ci sono dei terroristi che la nostra repubblica deve essere ancora più democratica” dice Jean-Luc Mélenchon, membro del Parlamento Europeo e ex-leader del Parti de Gauche.

Lo stato d’emergenza, dichiarato dopo gli attentati di Parigi del 13 novembre che hanno fatto 130 morti, sarà in vigore fino al 26 febbraio ma l’esecutivo intende prolungarlo di almeno 3 mesi. Tuttavia, secondo un sondaggio Ifop, il 79% dei francesi si dichiara favorevole al prolungamento delle misure di sicurezza eccezionali.

Il progetto di legge prevede inoltre di privare della nazionalità francese chi compie atti terroristici. Il riferimento esplicito ai detentori di un doppio passaporto è stato cancellato in seguito alle polemiche.

Ma in ogni caso ad essere colpito sarebbe soltanto chi ha la doppia nazionalità in quanto lo Stato francese, come ha ribadito lo stesso Premier Manuel Valls, non può contribuire a creare degli apolidi.

Una misura dunque inutile e discriminatoria secondo i detrattori della riforma. La polemica sul testo in questione ha spinto alle dimissioni il Ministro della Giustizia Christiane Taubira.

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