“Ora il posto per la battaglia è il tribunale”: il leader della rivolta dei cowboy è comparso davanti al giudice per la convalida dell’arresto, e ha
“Ora il posto per la battaglia è il tribunale”: il leader della rivolta dei cowboy è comparso davanti al giudice per la convalida dell’arresto, e ha lanciato l’appello agli altri militanti perché abbandonino l’ufficio federale occupato dall’inizio del mese, il Malheur National Wildlife Refuge, in una remota riserva naturale dell’Oregon.
È l’avvocato a dare lettura dell’appello del leader del gruppo, Ammon Bundy, arrestato 24 ore prima:
“Mi rivolgo a chi è ancora lì al rifugio: vi voglio bene. Ma spostiamo la battaglia da lì. Per favore lasciate il campo”.
Il leader è in carcere insieme ad altre sei persone, tra le quali suo fratello Ryan, rimasto leggermente ferito nella sparatoria in cui è morto Robert ‘Lavoy’ Finicum. Sulla dinamica della sparatoria, avvenuta a un posto di blocco sull’autostrada, l’FBI non ha ancora fornito dettagli. Si sa solo che l’FBI ha deciso di intervenire quando Bundy ed altri andavano a un incontro con dei sostenitori.
A Malheur l’appello è rilanciato dal leader di un’associazione, che ha fatto da mediatore:
“Ho chiesto loro di andare a casa, finiamo la battaglia altrove. Sono terrorizzati, non sanno cosa fare. Voglio che tornino dalle loro famiglie, che non ci siano altri morti, altro spargimento di sangue. Non c‘è ragione per il martirio in tutto questo, è già successo”.
I rancher rivoltosi fanno appello alla Costituzione americana, e chiedono di poter continuare a pascolare le loro mandrie e a cacciare nelle terre federali. È una lotta che era stata avviata da Clive Bundy, il padre del leader attuale, anni fa nel Nevada.