Russia-Opec: il "dilemma" del taglio coordinato alla produzione di greggio

Russia-Opec: il "dilemma" del taglio coordinato alla produzione di greggio
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Di Giacomo Segantini Agenzie:  Reuters
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È un po’ come nella teoria dei giochi: se collaborassero, entrambi beneficerebbero di un aumento dei prezzi del petrolio. Ma nessuno vuole fare il

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È un po’ come nella teoria dei giochi: se collaborassero, entrambi beneficerebbero di un aumento dei prezzi del petrolio. Ma nessuno vuole fare il primo passo per paura che l’altro ne approfitti.

Protagonisti di questa storia sono la Russia e l’Opec, i quali, in un mondo caratterizzato da un surplus di greggio (l’offerta eccede la domanda di oltre 1 milione di barili al giorno), lanciano timidi segnali di apertura per un taglio coordinato della produzione.

“Più che la produzione Opec, il problema è il resto del mondo: il petrolio di scisto americano, la produzione russa ai massimi”, commenta Hari Vamadevan di DNV GL Oil&Gas.

“Senza contare la fine delle sanzioni in Iran e la crescita del ruolo di Libia e Iraq. Tutti elementi che sostengono l’offerta. La produzione saudita è la stessa da un bel po’ di tempo e potrebbero persino aumentarla un po’”, aggiunge.

La prospettiva di un ritorno del greggio iraniano sui mercati ha fatto crollare il prezzo intorno ai 30 dollari al barile. Un livello che pesa sui bilanci delle nazioni che dipendono dall’export. Come il Venezuela, non a caso tra i più rumorosi nel chiedere un vertice di emergenza all’Opec.

Appelli che, però, cadono regolarmente nel vuoto a causa dell’opposizione di Riad. La quale anzi si dice prontissima a navigare attraverso un periodo di prezzi bassi pur di raggiungere il suo obiettivo finale: mettere fuori gioco i rivali che hanno costi di produzione maggiori (es. le aziende dello scisto Usa).

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