"La fine di Schengen potrebbe essere devastante" secondo il Primo ministro svedese Stefan Löfven

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L’immigrazione è un fenomeno che sta creando sempre più divisioni in Svezia, dove è sorto uno dei più grandi partiti anti-immigrazione d’ Europa

L’immigrazione è un fenomeno che sta creando sempre più divisioni in Svezia, dove è sorto uno dei più grandi partiti anti-immigrazione d’ Europa.

Malgrado le tensioni il Primo ministro svedese Stefan Löfven, socialdemocratico ribadisce la linea dell’accoglienza. “L’immigrazione è un fenomeno che investe l’Unione Europea nel suo complesso – ha sottolineato nell’intervista concessa ad euronews il Primo ministro svedese Stefan Löfven – Siamo 28 Stati membri con più di 500 milioni di abitanti. Se avessimo gestito la questione tutti insieme avremmo potuto avere migliori risultati. In realtà sono solo alcuni pochi paesi ad essersi assunti la grande responsabilità del fenomeno, non da ultimo la Svezia”.

Stefan Löfven in breve

  • Stefan Löfven è stato eletto primo ministro nel 2014
  • Nel 2012 è diventato leader dei Socialdemocratici
  • In precedenza Löfven ha ricoperto la carica di presidente della IF Metall Union, il sindacato dei metalmeccanici
  • Löfven è cresciuto dopo l’affidamento in una famiglia di estrazione operaia nel nord-est della Svezia

La Svezia ha scelto la via dell’accoglienza ma il sistema ora potrebbe non reggere, continua il Primo ministro svedese: “Abbiamo dato accoglienza più di tutti altri paesi al maggior numero di rifugiati pro capite. Ma di fronte a questo drammatico flusso incessante di profughi potremmo non essere in grado di garantire i servizi necessari. Intendo fornire ai rifugiati un tetto. E poi ci potrebbero essere delle ripercussioni negative sul sistema scolastico e in altri settori”.

Ma frenare sull’accoglienza non significa per il Premier Löfven chiudere le frontiere. La nuova scommessa si chiama “cooperazione” a livello europeo. “Il dialogo è aperto tra Germania, Svezia, Austria, Paesi Bassi, Finlandia anche perché perché abbiamo bisogno di un nuovo sistema – precisa il leader svedese – Questo significa responsabilità condivise anche perché l’emergenza rifugiati non vedrà una conclusione. Le persone scappano dai loro paesi per salvarsi e noi rispondiamo con convenzioni internazionali che risalgono alla Seconda Guerra Mondiale.
Dobbiamo trovare il modo di collaborare e di suddividerci le responsabilità. Se arriviamo a questo saremo in grado di gestire il fenomeno”.

Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker ha suonato un campanello d’allarme e di recente ha detto che senza Schengen l’Europa non ha ragione di esistere. Se sparisce Schengen, muore anche l’Europa?
“Direi che sarebbe una perdita devastante – sottolinea il Primo ministro svedese Stefan Löfven – Se Schengen non funziona, visto che è uno dei pilastri fondamentali dell’Europa, avrebbe delle ripercussioni drammatiche sulle imprese, e anche sui privati per la circolazione nella regione”.

Malgrado le difficoltà in Svezia permane “il sogno svedese”, l’equivalente in Europa di quello americano:
“Noi vogliamo una società che garantisca uguaglianza e libertà per tutti e che si sentano parte integrante di una società costruita sulla solidarietà – continua il Premier svedese – Questo significa garantire che ciascun bimbo abbia una buona istruzione. Significa garantire un buon welfare state, un lavoro, una casa e tutte le necessità basilari. Come l’assistenza sanitaria per tutti. Se ci sono questi elementi le relazioni tra i cittadini sono buone. Io ne sono convinto”.

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