David Bowie...la leggenda non muore

David Bowie...la leggenda non muore
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Di Paolo Alberto Valenti
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Con David Bowie si spegne un protagonista assoluto della rivoluzione musicale del XX secolo. Bowie aveva sempre reinventato il suo ruolo, la sua

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Con David Bowie si spegne un protagonista assoluto della rivoluzione musicale del XX secolo. Bowie aveva sempre reinventato il suo ruolo, la sua musica.

Una carriera iniziata negli anni Sessanta col desiderio di farsi strada in un ambiente occupato da colossi come Beatles, Rolling Stones, Pink Floyd. I suoi album di esordio, poi considerati dei capolavori, all’inizio non erano stati quasi notati: “Space Oddity”, “The Man Who Sold The World”, “Hunky Dory”, tutti caratterizzati da atmosfere acustiche, visioni progressive, rock duro, riferimenti espliciti a Warhol e ai Velvet Underground ma non solo.

DAVID BOWIE, artista: “La scrittura rappresenta per me una parte integrante della mia vita reale, 24 ore al giorno. Scrivo musica, un po’ di musica ogni giorno. Certi giorni non va, ci sono degli inconvenienti, ma lo devo fare, e certi altri giorni non vedo l’ora di sedermi a scrivere”.

Il brano “Never Get Old” era un suo pop-rock con un qualcosa che faceva pensare a Sting. Ma intanto nel 2004 Bowie aveva smesso di fare tour dal vivo e da lì in poi era apparso molto raramente in pubblico. Una serie di problemi di salute sopraggiunti proprio nella tournée per promuovere l’album “Reality” del 2003, lo avevano indotto ad abbandonare.

David Bowie, artista: “Quando si è giovani si pensa che sia molto importante essere compresi, ma quando si invecchia penso che molte cose non siano piu’ importanti, a parte alcune veramente fondamentali come l’amore per il proprio prossimo, curarsi per restare in vita, curare i familiari e gli amici allargando sempre di piu’ il cerchio, come quello prodotto dalle increspature sull’acqua”.

Si temeva che Bowie si fosse ritirato per sempre dalle scene ma poi nel 2013 apparve per annunciare “The Next Day”, il suo primo album con inediti risalenti agli ultimi 10 anni. Il brano “The Stars (Are Out Tonight)”, il secondo di questo album, era abbinato al video in cui l’attrice Tilda Swinton interpretava il ruolo della moglie di Bowie.

Poi la storia di adesso: l’ultimo capolavoro, “BlackStar”, e il video, “Lazarus” una sorta di testamento musicale in cui evoca una resurrezione meccanica, quasi espressionista che esalta paradossalmente la sua opera. L’artista è morto ma l’opera è piu’ viva che mai. Non a caso i brani di “BlackStar” sono interpretati da alcuni dei migliori musicisti della nuova scena jazz americana.

‘L’uomo che cadde sulla Terra’ scompare a 69 anni lasciando grandi tracce di sè e non solo nella trasformazione radicale del modo di fare musica e di essere artista: la passione per il musical, (a Broadway è in scena il suo “Lazarus”), le esperienze da attore che comprendono “Furyo” come “Zoolander”, la lunga stagione dell’ambiguità e della trasgressione e poi la maturità, il solidissimo matrimonio con la modella Iman che gli è stata accanto per 23 anni e che lo saluta su Instagram con queste parole: “La battaglia è reale, ma questo è Dio”.
http://gds.it/2016/01/11/david-bowie-sui-social-il-saluto-della-moglie-iman-foto_460310/

L’ultima fase della vita passata in volontario ritiro resta comunque segnata dall’accoglienza trionfale della mostra allestita l’anno scorso al Victoria & Albert Museum di Londra e dedicata ai memorabilia della sua carriera anche come icona di stile.

La sua resta una la lezione esclusiva di un fare artistico sempre vivo, pronto a cambiare le regole del gioco puntando sulle soluzioni estreme. Non lo si potrà scordare facilmente.

https://en.wikipedia.org/wiki/David_Bowie_discography

Alasdair Sandford, euronews:
-Ci colleghiamo con Londra, dove per noi c‘è Martin Talbot Amministratore delegato di Official Charts nel Regno Unito.
I fan sono rimasti scioccati dalla notizia, in molti hanno detto ricorderò il momento in cui l’ho saputo. Quanto importante è un momento come questo?

Martin Talbot:

“David Bowie era un colosso dell’industria musicale e di quella dell’intrattenimento, perché non era solo un musicista. Era un colosso.
Da una prospettiva musicale, si parla di qualcosa alla stregua di
Elvis Presley, dei Beatles, non ci sono molti altri termini di paragone. È un momento significativo”.

-Cosa ci dice dell’ultimo album “Blackstar” che è appena uscito? Bowie doveva essere malato quando l’ha inciso, cosa può dirci alla luce di questo?

“È assolutamente apprezzabile, Tony Visconti che è stato il suo producer per lungo tempo, ha dichiarato: la sua vita è stata un’opera d’arte così come la sua morte.
Il suo ultimo album è una sorta di necrologio, parla di andare in paradiso, di guardare il mondo in basso e anche nel video lui si alza dal letto come se fosse già morto.
Ci sono tutta una serie di messaggi, chiaramente lui sapeva cosa sarebbe accaduto. Sapeva che avrebbe vissuto ancora un po’ dopo l’uscita dell’album ma non troppo a lungo per vedere se sarebbe stato un successo.
Sapeva che si tarttava del suo ultimo contributo come artista”.

-È stato detto parecchio sulla carriera di Bowie, su come si sia reinventato costantemente, il fatto che fosse sempre avanti sui tempi e su tutto. È vero?

“In circa dieci anni, negli anni Settanta, David Bowie ha prodotto sei album assolutamente rimarcabili e ogni volta si reinventava, apparendo sotto nuove vesti, a volte era lui, David Bowie, a volte nelle sue interpretazioni d’avanguardia era Ziggy Stardust, Aladdin Sane, il duca bianco.
È uscito dall’epoca della droga, fase oggi conosciuta, nella seconda metà degli anni Settanta, così è nato Scary Monsters, un altro personaggio e poi ‘Let’s Dance’ all’inizio degli anni Ottanta, altro grande periodo”

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-La sua influenza è andata ben oltre la musica, visti i tributi che arrivano da politici, dal Vaticano, dal governo tedesco che ha dichiarato: ha aiutato a far cadere il muro di Berlino.

“Ha ricorperto un ruolo importante nella storia di Berlino, tre fra i suoi album di grande successo come Heroes, Low e Lodger sono stati registrati a Berlino prima della caduta del muro. Un periodo, facile da dimenticare, nel quale non si faceva molta cultura a Berlino. Berlino era una città dimenticata fino a quando non è arrivato lui, che ebbe sicuramente un rapporto molto particolare.

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