In Spagna fine del bipartitismo. Prove di dialogo per formare il nuovo governo

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Di Debora Gandini
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Per la Spagna si parla già di fine del bipartitismo. Il Partito Popolare si aggiudica le politiche ma senza brillare anzi è proprio il contrario. Il

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Per la Spagna si parla già di fine del bipartitismo. Il Partito Popolare si aggiudica le politiche ma senza brillare anzi è proprio il contrario. Il suo leader Mariano Rajoy ottiene 123 seggi sui 350 che tradotto significa: nessuna maggioranza assoluta in Parlamento. Secondo con 90 seggi il Partito Socialista, terzo con 69 Podemos, mentre ai centristi di Ciudadanos vanno 40 seggi.

La soluzione sarebbe quella di negoziare con i tre partiti avversari che tuttavia hanno idee e posizioni molto distanti tra loro. Missione impossibile? Rajoy intanto assicura che farà il possibile per formare un governo stabile per il bene del Paese.

Per Madrid si apre un periodo di forte incertezza politica. L’unica possibilità di avere i 176 seggi – maggioranza necessaria per governare – sarebbe una grande coalizione tra conservatori e socialisti, un fatto senza precedenti in Spagna. Rajoy guarda a Ciudadanos anche se al momento i centristi si astengono da ogni presa di posizione ufficiale. Fuori da questa opzione resta meno probabile ma non del tutto impossibile un’alleanza con gli avversari storici della sinistra. Ovvero i socialisti.

Intanto l’unico che festeggia davvero è Pablo Iglesias, leader di Podemos, la terza forza politica spagnola, che ha già compilato una lista di proposte da avanzare: riforma radicale della Costituzione, ristrutturazione del debito pubblico, e referendum in Catalogna. “La difesa della giustizia sociale e la lotta contro la corruzione saranno le nostre linee politiche al congresso. La Spagna non sarà più la stessa. Siamo molto felici, adesso la prima cosa da fare è la riforma costituzionale”, dice Iglesias.

L’unica certezza, con l’ingresso di due partiti anti-casta Podemos e Ciudadanos, è la fine della tradizione polarizzazione del quadro politico fino ad ora incentrato sull’alternarsi di socialisti e popolari al potere.

Carlos Marlasca, euronews: “Quello che è uscito dalle urne in Spagna è un Parlamento diviso in due, destra e sinistra. Lo ha dichiarato a Euronews Fernando Vallespín, Direttore dell’Istituto Universitario Ortega y Gasset. Un risultato che rappresenta meglio la società spagnola ma che rende molto difficile la formazione di un governo guidato da Rajoy.”

Fernando Vallespín: “Una delle possibilità è che il Partito Popolare rinunci a Rajoy come leader e presenti un’opzione di 4-5 punti che otterrebbero l’astensione del Partito Socialista per poter governare anche in minoranza; certo sarà sempre un governo molto instabile che potrebbe cadere in qualsiasi momento. Questo potrebbe portare alla costituzione di un Comitato per la riforma costituzionale del Congresso o a una Assemblea Costituente nel giro di un anno o un anno e mezzo circa.”

euronews: “Vista la composizione del nuovo Congresso (camera bassa del parlamento) e le diverse esigenze dei partiti sono previste nuove elezioni in tempi brevi?”

Fernando Vallespín: “E’ possibile dover tornare al voto, magari entro quattro mesi. Ci sono ancora due mesi di tempo per formare un nuovo governo poi si dovranno convocare nuove elezioni. Chi potrebbe vincere? Non lo so, dipenderà da come si comporteranno i partiti e i protagonisti. Credo che quelli che si mostrano troppo rigidi ai patti non escono mai favoriti. Le persone vogliono che i rappresentanti politici siano in grado di arrivare a compromessi e questo lo confermano anche i sondaggi. Cosa curiosa: l’opzione preferita sarebbe una coalizione Podemos-Socialisti, ma non ci siamo con i conti e sembra improbabile che le due formazioni possano accettare.”

euronews: “Il Parlamento uscente ha approvato il bilancio 2016; la nuova situazione politica ora potrà ostacolare la ripresa economica?”

Fernando Vallespín: “Penso che la società spagnola negli ultimi anni abbia trovare un modo per rinnovarsi sotto molti aspetti, anche in quello economico. Certo si tratta di una ripresa fragile; credo che l’urgenza principale sia di trovare una soluzione al problema della coesione sociale, aiutare chi ha perso molto a causa della crisi. Ci sono persone che vivono in condizioni difficili, queste sono la priorità. Per fare questo serve creare risorse e ci vuole la crescita economica. Intanto l’attuale governo resta in carica il tempo necessario per la formazione del nuovo esecutivo . Nel frattempo l’apparato dello Stato continuerà a funzionare.”

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