A 60 annis Mariano Rajoy si candida alla sua successione di se stesso e ha quasi la certezza di vincere, ma non quella di avere la maggioranza. Il
A 60 annis Mariano Rajoy si candida alla sua successione di se stesso e ha quasi la certezza di vincere, ma non quella di avere la maggioranza.
Il tenace com‘è soprannominato, nei suoi quattro anni al governo, ha adottato politiche di austerità per contrastare la crisi. Non ha guadagnato la simpatia degli spagnoli, ma in cambio esercita un potere rassicurante.
Insieme a Angela Merkel, è l’unico leader di un grande Paese dell’eurozona che è rimasto al potere da quando sull’unione monetaria si è abbattuta la crisi del debito sovrano.
Impopolare ma rassicurante, questo il binomio che sembra riportarlo alla vittoria.
Malgrado un tasso di disoccupazione elevato, oltre il 20 %, il secondo della zona euro, dopo la Grecia, il primo ministro non è venuto meno al suo credo pro austerità e ha portato avanti le riforme lacrime e sangue.
Non curandosi neppure degli indignati spagnoli che organizzati nel movimento 15-M , diedero vita ad una larga mobilitazione di protesta pacifica dal basso contro il governo spagnolo di fronte alla grave situazione economica
Nel settembre 2012, marciando fin sotto il parlamento spagnolo , la piazza chiedeva le dimissioni di Rajoy.
Rajoy risponde senza titubanze.
“Sono un politico onesto, perlomeno. Nessuno mi ha mai portato in tribunale accusandomi di alcunché”.
Il pugno sferratogli al volto da un ragazzino a fine campagna elettorale ha avuto il merito di far concentrare su Rajoy l’attenzione di tutti.
Un colpo basso, inatteso e forse insperato da alcuni, le cui conseguenze possono essere imprevedibili.