Il Canada ospite d'onore al Festival del Cinema di Marrakech

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È quella canadese la cinematografia omaggiata quest’anno al Festival di Marrakech. Il tributo alle esperienze cinematografiche di altri Paesi è da

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È quella canadese la cinematografia omaggiata quest’anno al Festival di Marrakech. Il tributo alle esperienze cinematografiche di altri Paesi è da una decina d’anni tra i momenti clou del festival marocchino.

PEOPLE
Le Tapis rouge du FIFM continue de briller !
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— ILLIONWEB (@ILLIONWEB) 7 Décembre 2015

L’attrice-regista Carole Laure e il direttore Brandon Cronenberg sono stati fra i protagonisti della serata durante la quale il regista Atom Egoyan ha ricevuto il riconiscimento per la delegazione canadese. Con il candidato all’Oscar del 1998, abbiamo analizzato le caratteristiche del cinema canadese, che cerca di distinguersi da quello statunitense.

“Credo che occorra parlare di cinema canadesi, penso che il cinema del Quebec sia in grado di forgiare la propria identità grazie al proprio linguaggio – spiega Egoyan – mentre per il cinema canadese anglofono è difficile perché usa la stessa lingua degli Stati Uniti, e le differenze che distinguono la nostra cultura anglo-canadese sono sottili. Detto questo, il genere di film che puoi fare nel Canada anglofono non puoi realizzarlo negli Stati Uniti, per esempio Remember ha una sceneggiatura statunitense, ma non potrebbe essere realizzato negli Stati Uniti, perché non è considerato troppo commerciale”.

Fra i film in concorso Closet Monster, del giovane regista Stephen Dunn: un film semi-autobiografico che è stato insignito del premio per il miglior lungometraggio canadese al Festival di Toronto 2015.

Dunn sostiene sia un ottimo periodo per i giovani registi in Canada: “Specialmente adesso c‘è un’energia entusiasmante in Canada, ci sono molti giovani registi, come il mio amico Andrew Cividino, che è qui al festival, e Xavier Dolan. Sembra che stiano emergendo voci nuove. Fare film in Canada adesso è molto entusiasmante”.

Ha diretto un masterclass il regista turco-tedesco Fatih Akin, membro nel 2013 della giuria del festival presieduta all’epoca da Martin Scorsese.

Fascinating masterclass with Turkish director #FatihAkin at the Marrakesh Film festival. KechFestival</a> <a href="https://twitter.com/FIFM2015">FIFM2015pic.twitter.com/cr2VCr7nKk

— Holt McCallany (@HoltMcCallany) 8 Décembre 2015

Con Akin abbiamo discusso del ruolo del Festival di Marrakech nell’attuale contesto globale: “È molto importante, perché questo festival ha un background arabo e l’ambiente circostante è arabo e islamico”, dice Akin. “È una buona cosa mostrare al mondo che quando si parla di posti nel mondo arabo o islamico – spesso al centro di brutte notizie – c‘è spazio per l’arte che viene promossa in eventi come questo e forse c‘è più arte che brutte notizie e io vorrei sostenere questo tipo di eventi”.

Altro ospite speciale del festival Park Chan Wook, vincitore del Gran premio speciale della Giuria di Cannes nel 2004. Sul tema ricorrente della violenza nei suoi film, il regista sudcoreano confessa che le sue scene siano una sorta di di vendetta immaginaria contro chi gli ha fatto del male.

“È un’esercitazione, una terapia immaginare questo tipo di cose, perché immaginarle nella tua mente non danneggia nessuno”, spiega il regista. “Se tutti nel mondo potessero fare questo tipo di terapia, nel modo più specifico e più meticoloso possibile o nel modo più realistico, allora il mondo sarebbe probabilmente un posto migliore, le persone sarebbero meno violente nei confronti di altre”.

“Quindici film sono in lizza per l’ambita Stella d’Oro in quest’edizione del Festival Cinematografico di Marrakech – dice la nostra inviata Lise Pedersen. “Seguiteci lunedì prossimo quando vi presenteremo i vincitori”.

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