La Philharmonie di Parigi: molto più di una sala da concerto

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Di Euronews
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Inaugurata nel gennaio 2015, la sala parigina costituisce ormai l'edificio cardine della Città della Musica, a nord-est della capitale francese.

Inaugurata nel gennaio 2015, la sala parigina costituisce ormai l’edificio cardine della Città della Musica, a nord-est della capitale francese.

Sala da concerto all’avanguardia (ma molto di più ancora), la Philharmonie è un progetto nato con obiettivi ben precisi, come ci ha spiegato il suo Presidente, Laurent Bayle.

“La nostra ambizione è sì di rivolgersi agli amanti della musica classica, che pur si muovono a proprio agio nel repertorio, ma anche di aprirci a nuovi pubblici, i quali, o perché più giovani, o perché si sentono intimiditi dai luoghi della cultura, non conoscono tutti codici che consentono di accedere alla musica. Qui, invece, possono venire senza complessi.

“Qui troverete tre sale da concerto, un museo della musica, spazi per mostre temporanee, oltre a diverse strutture con scopi educativi, pensate per i bambini e le famiglie, e tutti spazi che incoraggiano a lavorare in gruppo.”

“Quando abbiamo scelto l’architetto Jean Nouvel e sir Harold Marshall, suo ingegnere acustico, abbiamo puntato a una serie di innovazioni che non troverete in alcun altro spazio per la musica. Osservando da vicino la sala della Philharmonie di Parigi, constaterete che buona parte dei palchi si staccano dalle pareti, il pubblico vi accede attraverso passerelle, e si ha l’impressione che quei ‘balconi’ siano sospesi nel vuoto. Questo consente, intanto, di proiettare il pubblico più vicino al palcoscenico, dunque di aumentare il senso di intimità, e poi di generare un volume d’aria, dietro il palco, che favorisce una sorta di fusione sonora, creando quella particolare acustica calda e ‘generosa’, e tuttavia precisa.”

“La musica classica, elevata, colta, spesso è separata, si svolge in luoghi a sé stanti, diversi da quelli della musica cosiddetta ‘leggera’. Credo sia arrivato il momento di andare al di là di tutto ciò, e di creare spazi specifici in grado di inglobare tutto l’arco musicale, da un’ottica sia storica che geografica; spazi, soprattutto, capaci di indicare punti di confronto tra ciò che chiamiamo la cultura alta e altre forme di cultura, più popolari. Privarsi di un luogo del genere significa accentuare certe fratture proprie alla nostra società, che tra l’altro spiegano l’attuale assenza di dialogo; e tutto questo non può che nuocere all’unità delle società occidentali.”

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