Siria, una coalizione anti Isil è possibile?

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L’offensiva diplomatica di François Hollande, iniziata lunedì con il faccia a faccia con il premier britannico David Cameron, si conclude giovedì a

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L’offensiva diplomatica di François Hollande, iniziata lunedì con il faccia a faccia con il premier britannico David Cameron, si conclude giovedì a Mosca.
L’obiettivo dell’Eliseo è formare una grande coalizione anti Isil, cui partecipi anche la Russia di Putin.

Oggi alla coalizione contro i terroristi di Daesh partecipano oltre agli Stati Uniti, 12 Paesi tra cui la Francia.

L’alleanza tra Francia e Russia esiste nei fatti.
Ci sarebbero già stati i primi contatti tra i militari russi e la portaerei francese Charles de Gaulle, giunta nel Mediterraneo orientale questo lunedì.
Una cooperazione più stretta è auspicata da entrambi i presidenti.

“Dobbiamo stabilire contatti con i francesi e lavorare con loro come alleati”, diceva il presidente russo una settimana fa.

Una grande coalizione con dentro anche la Russia è veramente possibile a questo stadio delle operazioni?

Al momento, russi, francesi e americani si coordinano al fine di evitare incidenti sul cielo siriano.

I bombardamenti russi sono iniziati a fine settembre con l’obiettivo principale di coprire l’avanzata delle truppe del regime siriano.

Mosca porta avanti un’iniziativa diplomatica parallela in questi giorni.
Ieri Putin ha incontrato il presidente iraniano. Insieme alla Siria l’Iran è l’altro grande alleato della Russia nella regione.
Putin e il presidente iraniano Rohani hanno confermato la propria volontà a portare avanti una cooperazione ancora più stretta.

Mr. Putin is an outstanding figure in today world; I appreciate #Russia’s efforts in nuclear issue. pic.twitter.com/x1OvypCGge

— Khamenei.ir (@khamenei_ir) 23 Novembre 2015

Una cosa è certa, con l’abbattimento dell’airbus russo per mano dell’Isil, anche per Mosca Daesh diventa un nemico da abbattere. Ma non basta ancora per avvicinare Washington e Mosca.

William Taylor, US Institute of Peace: “I russi non sono parte della soluzione in Siria, fino a quando continueranno a sostenere Assad, la situazione dei profughi peggiorerà e indeboliranno gli sforzi di combattere l’Isil”.

In effetti, tutti gli sforzi sul terreno costituiscono una parte della soluzione che in Siria deve essere prima di tutto politica.
E su questa, le posizioni restano distanti, come si è visto nel vertice di Vienna di qualche giorno fa.
L’uscita di scena di Bashar al Assad resta il nodo del contendere su cui sembrano impantanarsi i negoziati.

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