Parigi sotto attacco, la cronistoria degli eventi

Parigi sotto attacco, la cronistoria degli eventi
Di Roberto Alpino
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Giorni di puro terrore sono stati vissuti a Parigi, colpita al cuore dagli attacchi terroristici. Ricostruiamo i drammatici eventi in ordine

Giorni di puro terrore sono stati vissuti a Parigi, colpita al cuore dagli attacchi terroristici.

Ricostruiamo i drammatici eventi in ordine cronologico, con l’ausilio di testimonianze.

“Ero tra il pubblico – dice questa ragazza -, il concerto era iniziato da un circa un’ora quando abbiamo cominciato a sentire dei rumori provenienti dal fondo della sala. Poi la folla ha iniziato a muoversi, scappando in preda al panico. Io e molti altri ci siamo stesi sul pavimento dietro ai sedili, strisciando verso le uscite d’emergenza e riuscendo a raggiungere le scale, che ci hanno consentito di nasconderci in una sala. Qui ci siamo barricati finchè la Polizia ci ha prelevato”.

Dalla sua finestra, il giornalista Daniel Psenny inizia a registrare senza capire cosa stesse in realtà succedendo: decine di persone in fuga dal Bataclan, pervase dal terrore, che oltrepassano corpi stesi a terra.

L’incubo ha inizio alle 21.40 di venerdì 13 novembre, quando tre uomini armati prendono in ostaggio il pubblico della sala concerti per circa tre ore.

L’assalto messo in atto dalla Polizia venti minuti dopo la mezzanotte va avanti sino all’1.00: sono 89 le persone uccise, centinaia i feriti. I tre assalitori trovano la morte, due dei quali attivando la propria cintura esplosiva.

James Franey, euronews:

“Gli inquirenti hanno aperto un fascicolo d’inchiesta anti-terrorismo, tuttavia molti dettagli restano poco chiari. La Polizia ritiene che alcuni uomini armati possono essere ancora in fuga”.

Il giorno successivo, sabato, Parigi è una città vuota. Le persone trascorrono la notte in dormiveglia, rimangono a casa; i monumenti sono deserti, i simboli cittadini sembrano aver freddo. Per la prima volta dopo la guerra d’Algeria, la Francia vive uno stato di emergenza.

“Ho vissuto la guerra d’Algeria, qui si tratta di guerriglia, non di una vera e propria guerra: e questo è terribile per la lotta al terrorismo”.

Nel decimo arrondissement, l’atmosfera è pesante. Qui sulle terrazze del ristorante Le Petit Cambodge e del bar Le Carillon, quindici persone sono state uccise e dieci gravemente ferite da numerosi colpi d’arma da fuoco.

Gregoire Lory, euronews

“I francesi si sono riuniti qui, all’indomani degli attacchi a Parigi: ognuno a suo modo solidale, alcuni depongono corone di fiori, altri semplicemente vogliono esserci, partecipare, come qui a St. Louis, dove a volte i parigini attendono più di un’ora per donare il sangue”.

Un’ondata di solidarietà pervade il personale medico di Parigi, come qui all’ospedale “Pompidou” che accoglie 50 feriti molto gravi al Pronto Soccorso, coordinato dal dottor Philippe Juvin.

“Quando sono arrivato erano le 23, ho mandato a casa i primi pazienti di Pronto Soccorso che potevano aspettare sino all’indomani, poi mi sono attenuto al programma di questi casi, richiamando in servizio il personale, sicchè ho avuto la bella sorpresa di vedere che sono tornate non solo le persone che avevo chiamato, ma anche quelle non interpellate e addirittura persone che non conoscevo, in particolare molti medici del quindicesimo arrondissement. Così, ad un certo punto mi sono trovato ad avere parecchi dottori che non appartengono alla mia giurisdizione, poiché la gente aveva deciso di dare una mano. Davvero niente male”.

Il solitamente vivace quartiere di Barbès, a nord di Parigi, si risveglia più lentamente del solito la domenica mattina: trattasi di un quartiere multietnico, che conta numerosi musulmani, i quali dicono di temere le conseguenze degli attacchi sulla loro comunità.

“Vorrei dare un consiglio a tutti i maghrebini e ai musulmani – afferma quest’uomo, di origine marocchina -: siate solidali, manifestate il vostro disappunto contro queste persone”.

Undici mesi dopo gli attacchi di Charlie Hebdo e Hyper Casher, la comunità musulmana in Francia è incollerita.

“Sì, è veramente vergognoso il modo in cui sporcano l’immagine dell’Islam, che è esattamente l’opposto, non quello che mostra questa gente”.

Valerie Gauriat, euronews

“Nell’ora della preghiera di mezzogiorno, i fedeli sono pochi e poco loquaci, questa domenica presso la Grande Moschea di Parigi. Tuttavia, i musulmani che abbiamo incontrato sono preoccupati e arrabbiati. Le loro parole non sono abbastanza dure per denunciare i colpevoli, ma richiamano la loro comunità ad una netta mobilitazione contro il terrorismo che opera nel nome dell’Islam”.

Nonostante l’invito a non radunarsi, a Parigi la gente ha bisogno di incontrarsi, donare conforto, e soprattutto manifestare, in un luogo simbolico come Place de la Republique, la propria determinazione a non lasciar vincere l’odio.

“I Parigini stanno cercando di tornare alla vita di tutti i giorni, ma la domanda è: Cosa succederà quando i giorni di lutto passerannno? I politici, sia di sinistra che di destra, intanto, prendono posizioni nette contro il terrorismo”.

Il Presidente francese, Hollande, dichiara tre giorni di lutto nazionale: è la prima volta nella storia della Quinta Repubblica.

Lunedi 16, osserva un minuto di silenzio alla Sorbona, assieme al Primo Ministro, Valls: molti studenti e insegnanti sono tra le vittime degli attentati.

“Penso che questo sia un messaggio forte che si trasmette anche ai giovani – dice questo ragazzo -, perché in ogni caso è la nostra generazione che poi dovrà affrontare questioni e sfide. Ritengo sia davvero un bel gesto, mi ci ritrovo tremendamente e mi fa sentire bene”.

Brutta esperienza anche per i giovani del Liceo Voltaire, vicino ai luoghi degli attacchi.

“La generazione prima della nostra ci lascerà un mondo di guerra, mi domando se per i nostri figli sia davvero una buona cosa, dal momento che siamo già pieni di problemi che interessano il pianeta. Se poi gli esseri umani si calpestano, non abbiamo più alcuna certezza che il nostro futuro sia roseo”.

“Quanto accaduto non ci impedirà di vivere: voglio dire, noi continueremo a vivere come abbiamo sempre fatto. Siamo rattristati, tutto ciò ci ha scioccato, ma penso che non abbiamo nulla da temere, che dovremmo godere del presente e andare avanti, a prescindere”.

Martedì, nei pressi dell’Opera Bastille, molti cittadini hanno ribadito il proprio no al terrore.

Fabien Farge, euronews

“Nonostante la tensione e la pioggia, in molti sono venuti a respirare le terrazze di Parigi, a vedere una partita di calcio, a cantare la “Marsigliese”, a dire che la loro Francia ama la vita”.

Frattanto, le indagini proseguono e portano in Belgio: si apprende che sono originari di Molenbeek, nei pressi di Bruxelles, due degli assalitori, i fratelli Salah e Brahim Abdeslam, nonchè il cervello degli attentati di Parigi, Abdelhamid Abaaoud.

Sandor Zsiros, euronews

“Gli esperti avvertono che il Belgio potrebbe essere uno dei punti più deboli nella lotta europea contro il terrorismo: ci si potrebbe dunque aspettare incursioni simili anche qui, in futuro”.

Gli abitanti di Saint Denis, a nord di Parigi, sono scioccati: nella notte di mercoledì, sono svegliati da un assalto della Polizia, che prevedeva nuovi attentati.

Solo molte ore dopo apprenderanno che i terroristi si erano asserragliati in un appartamento.

“Non sappiamo chi siano queste persone, so che sono venuti dal Belgio, che si sono mischiati alla popolazione, ma chi sono veramente? Sono davvero musulmani? No!”.

“Tutto ciò è spaventoso, non siamo al sicuro. L’Isil potrebbe essere dentro casa e tu potresti non saperlo”.

Valerie Gauriat, euronews

“Terroristi nel cuore della propria cittadina, gli abitanti di Saint Denis sono in stato di shock. Qui, dopo l’incubo della notte, la vita si è fermata e la paura non passerà per lungo tempo”.

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