Yannick Nézet-Séguin e l'orchestra del Metropolitan Opera

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Il direttore canadese, alla testa di ben tre orchestre sinfoniche di fama internazionale, ha parole lusinghiere per i musicisti della compagine newyorkese.

Il direttore canadese, alla testa di ben tre orchestre sinfoniche di fama internazionale, ha parole lusinghiere per i musicisti della compagine newyorkese.

L’orchestra del Met è la più grande orchestra lirica al mondo. Quando dirigo Verdi qui ho l’impressione che vi sia un rispetto… come un mix di tradizione, di rispetto per la tradizione, e al contempo la voglia di ripensare tutto lo spartito, ripensare la tradizione – è tipico di questa orchestra. C‘è poi un’atmosfera di adorazione, venerazione, quasi, quando si provano, qui, i grandi capolavori di Verdi. Un aspetto tecnico di questa orchestra, e su cui vorrei soffermarmi, è la capacità di cantare come le voci; e poi il ritmo, gli accordi dei violini, con gli accenti e le variazioni nei dettagli di tali accordi, con una precisione e una sottigliezza che non hanno eguali. C‘è una comprensione del ritmo, e dell’attacco, unici di questa orchestra, il che fa sì che in una sala come il Met, che conta 4500 posti, l’orchestra è più che mai presente.

Tra le variabili che riesco a controllare rientra anche il fatto di ricordarmi sempre che fare il direttore significa ‘guidare’, ma per guidare bene bisogna mettersi al servizio del compositore, ma anche dei musicisti, ossia bisogna far sì che si creino le condizioni perché essi si esprimano al meglio. Questo ovviamente richiede più lavoro, un lavoro di ascolto da parte del direttore, che non deve solo avere una visione chiara – sono in tanti i direttori a sapere come la musica debba suonare -, ma tale visione deve armonizzarsi con la convinzione che ogni musicista ha sul modo corretto di suonare quella musica; tutto ciò richiede rispetto da entrambe le parti, e i musicisti mi rispettano, e io debbo rispettare i musicisti. Ecco, credo che questo scambio tra loro e me sia percepito dall’orchestra.

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