La vita quotidiana in Palestina tra disoccupazione, scontri e isolamento

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Di Euronews
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Tulkarem, nord-ovest della Cisgiordania. Una città da 60mila abitanti che ospita due campi di rifugiati. Nonostante la presenza dell’Autorità

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Tulkarem, nord-ovest della Cisgiordania. Una città da 60mila abitanti che ospita due campi di rifugiati.
Nonostante la presenza dell’Autorità nazionale palestinese, nata dopo gli Accordi di Oslo 21 anni fa, le barriere separano ancora le città, gli israeliani fanno incursioni con l’esercito nei villaggi.
Israele ha in mano la sicurezza del territorio, mentre l’Autorità ha soltanto compiti di amministrazione.
Dal 2003 con la costruzione del Muro la maggior parte degli scambi con Israele si è interrotta, portando la crisi economica qui come nel resto della Cisgiordania. Il tasso di povertà si avvicina al 60 per cento.
Diverse organizzazioni umanitarie hanno richiamato l’attenzione sul deterioramento dei diritti umani.

“Dal 1967 a oggi, la nostra vita in quanto palestinesi è peggiorata di giorno in giorno – dice un residente di Tulkarem-. Alcuni non vedono l’ora di attaccar briga, altri cercano soltanto di sopravvivere. In generale, la situazione è molto brutta”.

Dopo un mese di violenze, si teme un ritorno all’Intifada e che la situazione nella vita di tutti i giorni possa aggravarsi ulteriormente, rendendo ancora più difficoltoso l’arrivo di merci e medicine.

“La vita quotidiana dei palestinesi non è cambiata, è la stessa: scioperi all’università, scontri, alcuni che pensano alla nuova Intifada, gli impiegati che si chiedono se riceveranno lo stipendio – dice un uono che abita in Cisgiordania -. Questa è la vita in Palestina”.

“Stiamo tuttora vivendo sotto l’occupazione israeliana – dice un ragazzo palestinese -. La situazione economica è molto negativa. C‘è molta disoccupazione tra i giovani. Noi non possiamo avere una vita stabile né sicura, siamo molto insoddisfatti”.

In base a un sondaggio condotto a fine settembre dal Palestinian Center for policy and survey, il 42% dei palestinesi crede che solo la lotta armata porterà al riconoscimento della Palestina e il 57% ha dichiarato che in assenza di negoziati di pace supporterebbe un ritorno all’intifada.

Ai palestinesi ormai rimane soltanto la speranza. Ma non c‘è altra scelta, se non avere molta pazienza, per poter sperare in una vita migliore.

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