Siria, la Russia avanza le sue pedine

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Di Cecilia Cacciotto
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La Siria è la madre della peggiore crisi migratoria che investe l’Europa di questi tempi. La soluzione, per la grande maggioranza degli analisti sta

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La Siria è la madre della peggiore crisi migratoria che investe l’Europa di questi tempi.
La soluzione, per la grande maggioranza degli analisti sta nel riuscire a stabilizzare il Paese.

Musica per le orecchie di Vladimir Putin:

“Fuggono dai fondamentalisti e se la Russia non sostenesse la Siria la situazione del Paese sarebbe molto peggiore di quella libica e il flusso di profughi più imponente”.

Una frase con cui il presidente russo è riuscito a giustificare l’invio di uomini, mezzi militari e armi in Siria nelle ultime settimane.
La Russia non volta le spalle a un alleato storico come Damasco e soprattutto tutela i suoi interessi nella regione.

Stando a molte fonti, i militari russi combatterebbero già al fianco dell’esercito siriano, ma su questo punto Mosca non ha fatto alcun commento.

Sostenere il regime di Assad significa piuttosto tenere una presa salda sul porto di Tartus, dove Mosca ha una base militare che le consente di bagnarsi nel Mediterraneo. Eredità della guerra fredda, Tartus è una base logistica per Mosca,e resta unico sbocco sul Mare Nostrum.

Anche Damasco ha negato la presenza di truppe militari russe sul suo territorio.
Così come non si pronuncia sulle visite del generale Qasem Soleimani, comandante delle forze d‘élite iraniane, che si è recato a Mosca per ben due volte nelle ultime settimane per coordinare gli sforzi di Russia e Iran a difesa del proprio regime.

La presenza di pasdaran iraniani in Siria è nota da tempo, ma stando a fonti israeliane sarebbe notevolmente aumentata negli ultimi giorni.
Hossein Amir Abdollahian, vice ministro degli Esteri iraniano:

“Bashar Assad, presidente legittimo siriano, sarà parte della soluzione politica del problema siriano”.

Gli Stati Uniti vogliono sbarazzarsi di Assad ma a questo punto non possono ignorare né i russi né gli iraniani e sono quindi costretti fare mezzo passo indietro:

John Kerry, segretario di Stato americano:

“Se i russi sono là per combattere l’Isil e solo l’Isil è una possibilità che prendiamo in considerazione e di cui ovviamente parleremo a New York nei prossimi giorni.
Ma se sono là per sostenere Assad facendogli credere che non deve negoziare allora penso che questo sia un problema”.

Se Occidente, Russia e Iran non trovano un terreno d’intesa per affrontare l’Isil, il conflitto siriano rischia di prolungarsi ulteriormente. I grandi sconfitti resterebbero l’opposizione siriana e la popolazione.

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