La Germania alza la guardia contro la tratta dei rifugiati

La Germania alza la guardia contro la tratta dei rifugiati
Di Hans von der Brelie
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La lotta contro la tratta di migranti e rifugiati è diventata una priorità della polizia tedesca. Il governo ha deciso di assumere 3.000 nuovi agenti

La lotta contro la tratta di migranti e rifugiati è diventata una priorità della polizia tedesca. Il governo ha deciso di assumere 3.000 nuovi agenti per rendere più sicure le frontiere.

L’ispettore capo della polizia di Passau, Michael Emmer, racconta la scena che si è presentata ai suoi occhi, quando ha fermato l’ultimo furgone carico di migranti, vicino alla frontiera con l’Austria: “Qui dentro abbiamo trovato 39 persone, strette l’una contro l’altra: tra di loro c’erano anche un bambino e un neonato. Per lo meno, avevano un po’ d’acqua per resistere durante il viaggio. Ma più spesso sono trasportati senza cibo né acqua: non hanno nemmeno aria a sufficenza per respirare”.

Nella prima metà di quest’anno, Michael e i suoi colleghi hanno arrestato 2.336 persone coinvolte nella tratta di migranti. Un record, per il momento.

La tratta è gestita dalla criminalità organizzata, spiega l’ispettore: “Abbiamo pochi testimoni chiave. Alcuni trafficanti hanno deciso di parlare, nella speranza di ottenere uno sconto di pena. Parte del denaro ottenuto con la tratta viene convogliato verso un’organizzazione di tipo mafioso, basata in Ungheria”.

Migranti e rifugiati raggiungono l’Austria e la Germania attraversando l’Italia o l’Ungheria. Tra giugno e agosto, la polizia bavarese ha arrestato in media 15 trafficanti al giorno. Un numero raddoppiato dopo la reintroduzione dei controlli alle frontiere.

Al Palazzo di giustizia di Passau, un cellulare della polizia scarica ogni mezz’ora nuovi trafficanti convocati per un’udienza.

A occuparsi di loro è il procuratore capo Ursula Raab-Gaudin: “Chiunque faccia entrare nel Paese persone prive di documenti di riconoscimento incorre in una pena che arriva fino a cinque anni di carcere. La condanna è aggravata se i passeggeri sono esposti a rischi durante il viaggio: in questo caso, la pena arriva fno a 10 anni di detenzione. Se qualcuno muore nel tragitto, la pena va da un minimo di tre a un massimo di 15 anni di prigione”.

Markus Ihle, avvocato, ha difeso decine di persone incriminate per aver trasportato migranti e rifugiati. “Pesci piccoli”, li definisce: “Un mio assistito mi ha chiesto di prendere tempo. Vuole passare l’inverno in prigione perché dentro ha trovato un lavoro: guadagna 170 euro al mese, piazzando trappole per topi. E’ più di quanto guadagni in Romania. Con l’inverno alle porte, preferisce restare dentro. I conducenti sono poveri diavoli che pagano per tutti. Quelli che tirano i fili sono grandi criminali che guadagano una fortuna”.

La maggior parte dei trafficanti sono ungheresi, romeni, bulgari, serbi, e anche siriani. Le organizzazioni criminali non fanno alcuna fatica per reclutarli.

“E’ tutto organizzato per telefono – spiega Markus – L’amico di un amico ti passa un numero. Ti dice: Non hai un lavoro? Chiama questo numero e ne avrai uno. Ci sono anche dei post-it nei supermercati. Ti serve un lavoro? Chiama”.

Michael, Gerhard e Christian sono alla guida di auto potenti, per eventuali inseguimenti. Ma spesso non ce n‘è bisogno. Basta che tengano gli occhi aperti.

“Teniamo d’occhio ogni veicolo che passa – racconta Michael – Ad esempio, prestiamo attenzione al carico sulle ruote. Se i parafanghi sono molto bassi rispetto alla strada, capisci che il veicolo trasporta un carico pesante e forse alla guida c‘è un trafficante di uomini. Allora lo fermiamo e lo controlliamo”.

I servizi di sicurezza dei Paesi dell’Unione ritengono che più di 30mila persone siano implicate nella tratta di migranti nel continente europeo. Un business che arricchisce la criminalità organizzata.

Tarek è siriano. Per arrivare fino a Passau da Damasco ha rischiato la vita almeno una volta, quando la barca che avrebbe dovuto portarlo in Grecia si è rovesciata al largo della costa. A più riprese, ha pagato i trafficanti: “In tutto, abbiamo pagato 2.000 euro a testa per arrivare in Grecia. In Turchia, abbiamo pagato circa mille euro. Poi ne abbiamo pagati altri mille per arrivare fino in Germania”.

Il ministro dell’Interno della Baviera ha appena inaugurato una nuova agenzia per la difesa delle frontiere dell’Unione: agenti tedeschi, austriaci e ungheresi collaborano per fermare la tratta.

“L’Ungheria è responsabile per la frontiera esterna dell’area Schengen e svolge egregiamente questo compito – sostiene il ministro Joachim Hermann – Il governo ungherese è tenuto a garantire che nessuno entri illegalmente, quindi non va criticato. Soprattutto quando un Paese come l’Italia infrange costantemente le norme europee, ignorando i presupposti di Schengen e gli accordi di Dublino”.

Alcuni mesi fa, i trafficanti estorcevano 10mila euro a ogni rifugiato proveniente dalla Siria o dall’Iraq per portarlo in Germania. Durante la breve apertura delle frontiere da parte di Berlino, il prezzo è sceso drasticamente. Ma chi si affida ai trafficanti, rischia la vita, afferma Michael rievocando l’ultimo episodio di cui è stato testimone: “E’ accaduto proprio qui. Quando il conducente si è accorto che lo seguivamo, ha frenato e si è gettato fuori, con il veicolo ancora in movimento. Gli otto migranti – tra cui un bambino e un neonato – si trovavano su un furgone in corsa senza nessuno al volante, sulla corsia di sorpasso. Il trafficante è saltato oltre il guardrail sulla carreggiata opposta ed è entrato nel bosco. L’autista di un camion che sopraggiungeva in quel momento è riuscito a inchiodare. Non oso immaginare cosa sarebbe successo, in caso di impatto. Sarebbe stato un massacro”.

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