Il Kazakhstan celebra il passato: i 550 anni del Khanato

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Denis Loctier, euronews: “Il Kazakhstan celebra le sue antiche radici: il festival di Astana è tra i circa cento eventi che celebrano il 550esimo

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Denis Loctier, euronews: “Il Kazakhstan celebra le sue antiche radici: il festival di Astana è tra i circa cento eventi che celebrano il 550esimo anniversario del Khanato kazako”.

Fondato dai discendenti di Gengis Khan nel XV secolo, il Khanato fu il primo Stato dei kazaki, un popolo turcofono, in precedenza nomade che abitava le vaste steppe eurasiatiche. Il Khanato kazako è esistito fino al XVIII secolo quando si è diviso in tre parti, in seguito incorporate nell’Impero russo.

Al museo nazionale sono in mostra reperti archeologici, testi antichi e tradizioni che rappresentano le radici dell’identità nazionale kazaka, oscurata dall’ideologia sovietica nel ventesimo secolo.

Zhambyl Artykbayev, storico, professore all’Università eurasiatica Gumilyov, in Kazakhstan: “La dissoluzione dell’impero sovietico ha spinto ogni gruppo etnico che ne faceva parte all’autodeterminazione, inclusi i kazaki. Ecco perché, negli ultimi 20 anni, abbiamo cercato alacremente le nostre fondamenta storiche”.

Gli studiosi locali e i colleghi stranieri si sono soffermati su come la storia di questo Paese sia stata influenzata dalle sue origini, quelle di una vasta steppa al crocevia tra diverse economie e culture.

Ermanno Visintainer, turcologo, Presidente del Centro Studi “Vox Populi” in Italia: “Io ritengo che il Kazakhstan, fra i Paesi dell’Asia Centrale e anche dell’area euroasiatica, sia il Paese che più di tutti è riuscito a realizzare un destino che era inscritto nella fase più antica della storia del Paese”.

Catherine Poujol, storica, capo del Centro Studi russi ed euroasiatici, INALCO, in Francia: “C‘è una sorta di politicizzazione importante oggi in Kazakhstan, ossia mostrare ai vicini che il Kazakhstan non è un Paese nato venticinque anni fa in quanto Stato”.

I kazaki riflettono sul periodo sovietico della propria storia, che assieme alla modernizzazione ha portato anche molte tragedie nazionali, dalla carestia mortale degli anni ’30 a quattro decenni di test nucleari che incidono ancora sulla salute degli abitanti.

Catherine Poujol, storica, capo del Centro Studi russi ed euroasiatici INALCO, in Francia: “Non si uccide mai l’animo di un popolo, non si uccide la mentalità, la cultura, tutto ciò che si trasmette al di là di tutte le difficoltà politiche, le crisi, i drammi, le guerre”.

Irina Konovalova, storica, vice-direttrice dell’Istituto di Storia Mondiale all’Accademia delle Scienze russa: “Stamattina ho partecipato alla grande riunione con i capi degli Stati turcofoni: il presidente kazako ha tenuto un lungo discorso dal quale ho potuto notare chiaramente che la leadership del Paese sostiene e fa rivivere le proprie tradizioni. Credo sia davvero giusto”.

Le celebrazioni andranno avanti in tutto il Paese nel resto dell’anno.

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