Le emozioni dei profughi che ce l'hanno fatta

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Di Eri Garuti
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Dopo un braccio di ferro durato giorni in Ungheria, mentre i profughi erano decisi a raggiungere l’Austria e la Germania in treno o a piedi, sono

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Dopo un braccio di ferro durato giorni in Ungheria, mentre i profughi erano decisi a raggiungere l’Austria e la Germania in treno o a piedi, sono stati gli autobus a portare i primi gruppi di richiedenti asilo verso la meta agognata.

A Budapest, dove altre partenze sono in corso, gli animi sono sollevati.

“Siamo felici di partire da qui – racconta un uomo -. Sono grato agli ungheresi che ci hanno aiutato molto in questo periodo.”

Questi sviluppi sono stati resi possibili da un accordo tra l’Ungheria e Austria e Germania, che hanno accettato di ospitare i richiedenti asilo, vista la situazione d’emergenza.

Poco oltre la frontiera, a Nickelsdorf, migliaia di persone esauste e infreddolite hanno ricevuto una calorosa accoglienza da volontari di associazioni umanitarie.

“Ora siamo liberi – esclama contento un giovane -. Per cinque giorni in Ungheria, siamo stati in una posizione difficilissima. Una pessima situazione. Ma ora grazie Allah, grazie Dio.”

“L’Ungheria è molto cattiva – dice un ragazzo afgano in un inglese stentato -, tutta la gente è molto arrabbiata.”

Loro possono dire di avercela fatta. Chissà se la breccia che la loro vicenda ha aperto nei cuori e nei regolamenti europei contribuirà a salvare altri sventurati in fuga dalla guerra.

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