Dramma migranti: siamo tutti responsabili

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L’emergenza immigrazione sta squassando l’Unione europea dalle fondamenta. Di fronte al flusso inarrestabile di profughi, i 28 hanno mostarto ancora

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L’emergenza immigrazione sta squassando l’Unione europea dalle fondamenta.
Di fronte al flusso inarrestabile di profughi, i 28 hanno mostarto ancora una volta tutti i limiti della costruzione europea.

A parlarne con euronews il commissario europeo per l’Immigrazione Dimitris Avramopulos.

Efi Koutsokosta, euronews:

-Nelle ultime settimane la Grecia è stata inondata dal flusso inarrestabile di migranti. Giunti fino al centro di Atene, ma anche nelle isole. Abbiamo assistito tutti a immagini drammatiche. Di chi è la colpa? Del governo greco, che non è riuscito a controllare la situazione o dell’Unione europea?

Dimitris Avramopoulos, commissario europeo per l’Immigrazione:

“Non c‘è nessuno cui dare la colpa, la responsabilità è di tutti.
Il fatto che alcuni stati membri non implementino la politica migratoria comune è una delle ragioni per cui vediamo queste immagini non solo in Grecia.
Siamo pronti a dare 445 milioni di euro alla Grecia solo se il Paese rispetta le condizioni che abbiamo preso insieme. Deve avere un piano d’azione, un’autorità di controllo, così che insieme alle Nazioni Unite, si riesca a controllare il flusso migratorio”.

-La devo interrompere, sulla politica comune di immigrazione. Perché molti stati membri vanno in direzione opposta? Pensa che alcuni usino l’imigrazione a fini interni?

“La politica migratoria comunitaria non può essere subordinata alla politica interna di un Paese.
In molti Stati membri, l’emergenza migratoria è stata cavalcata nei modi più diversi, populisti e xenofobi hanno guadagnato posizione.
Vedo che alcuni stati ne denunciano altri o fanno attacchi ingiustificati.
Vorrei fare un appello, prima di tutto finirla con lo scaricabarile. Siamo nella stessa barca, uniti solidali e così dobbiamo restare è il solo modo di esistere. Seguire una via isolata e nazionale non porterà a niente”.

-Resta quello che l’Europa fa. Alcuni stati membri, come Francia e Austria, hanno rinforzato i controlli alle frontiere.
O, peggio ancora, l’Ungheria sta costruendo un muro al confine con la Serbia e minaccia un controllo militare lungo la frontiera.
Cosa dice la Commissione?

“L’Europa è contraria a qualsiasi politica di esclusione.
Qualche mese fa dissi che sono contrario a un’Europa fortezza.
Non dobbiamo dimenticare che uno dei maggiori risultati europei è la zona Schengen che permette ai cittadini europei di viaggiare mostrando solo la patente. La libera circolazione di beni e uomini è garantita.

-Visto che non mi risponde, le chiedo ancora: sanzionerete l’Ungheria per la politica che persegue?

“Qualsiasi Paese che viola le direttive europee, non mi riferisco solo all’Ungheria, ne assume le conseguenze. In modo particolare, i Paesi che violano il trattato di Schengen.
L’Ungheria ha bisogno di aiuto. Ungheria, Grecia, Italia sono i Paesi che più hanno bisogno di supporto.
Abbiamo deciso di creare degli hotspot in Grecia e Ungheria, ne esiste uno a Catania. Sono luoghi dove polizia di frontiera con i tecnici, gli esperti di Frontex, Europol e EASO (l’Agenzia europea per il diritto d’asilo) devono identificare rapidamentee registrare i migranti in arrivo”.

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-Altro tema, sollevato in modo particolare da Italia e Grecia, riguarda il Trattato di Dublino. La Germania ha deciso la sospensione per i rifugiati siriani. È il momento di discutere la problematica con gli altri stati membri?”.

“Ricordiamo cosa dice il trattato?
Secondo il trattato, il primo Paese d’accoglienza deve farsi carico di identificare il profugo. Cosa superata dalla pratica. La violazione è evidente, oggi migliaia di profughi decidono di proseguire il viaggio nei Paesi del nord Europa.
Il trattato di Dublino è stato immediatamente superato dagli eventi. I punti superati del trattato devono essere rivisti. È normale ed è quello che dobbiamo fare”.

-L’attualità politica interna alla Grecia è già di per sé complicata, visto che la Grecia va a nuove elezioni, vorrei chiederle, in qualità di uomo politico greco, che cosa si aspetta, visto che siamo di fronte a un momento cruciale.

“Preferirei evitare, visto che la mia posizione non me lo permette. Ma come cittadino greco, ribadisco quello che molti dicevano cinque sei anni fa: mettere da parte bandiere e partiti e costituire un governo di unità nazionale, di cui oggi abbiamo più che mai bisogno.
È il solo modo per far uscire la Grecia dall’impasse”.

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