Armi senza controllo negli Stati Uniti: la difficoltà di riformare

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Dopo l’ennesima strage in Virginia negli Stati Uniti montano le polemiche sull’uso delle armi da fuoco. A livello politico la questione divide il

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Dopo l’ennesima strage in Virginia negli Stati Uniti montano le polemiche sull’uso delle armi da fuoco. A livello politico la questione divide il paese. Sembra quasi impossibile far approvare leggi più severe sul controllo delle armi, visto che la lobby dei produttori ha un’influenza enorme sui legislatori e respinge perfino i cambiamenti più modesti. Nonostante il sostegno dell’opinione pubblica all’introduzione di controlli più accurati sugli acquirenti.

Già dopo la strage di Charleston, il presidente statunitense Barack Obama in un discorso alla nazione aveva espresso la propria frustrazione affermando di non poter prevedere la rapida adozione di iniziative legislative sul controllo delle armi da parte del Congresso. Il capo della Casa Bianca aveva già provato a far passare leggi più severe dopo la strage nella scuola elementare Sandy Hook, in Connecticut, nel 2012.

“A un certo punto – ha detto il capo della Casa Bianca – il nostro Paese dovrà tenere conto del fatto che questo tipo di violenza di massa non accade in altri Paesi avanzati. Non accade in altri posti con la stessa frequenza”.

Tra i candidati alle presidenziali del 2016, soltanto la democratica Hillary Clinton ha pronunciato un discorso a favore di nuove leggi, promettendo di battersi per una riforma di “buon senso” sulle armi.

“Com‘è possibile che la nostra nazione permetta ancora che le armi finiscano nelle mani di coloro che hanno il cuore pieno di odio?”, ha affermato Clinton in un discorso alla conferenza dei sindaci Usa a San Francisco.

L’ex segretaria di Stato ha affermato di sapere che la proprietà di armi “è parte del tessuto di molte comunità rispettose della legge”, ma anche che “si possono fare riforme che tengano le armi fuori dalla portata dei criminali e delle persone violentemente instabili, rispettando invece i proprietari di armi responsabili”.

Perché dunque gli Stati Uniti non riescono a trovare una soluzione al problema della violenza delle armi? Il nostro corrispondente Stefan Grobe ha riassunto i punti principali della questione.

Qual è la base legale della proprietà delle armi?

Il Secondo Emendamento della Carta dei diritti (Bill of rights) della Costituzione degli Stati Uniti (1791). Esso recita: “Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben organizzata milizia, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto”.

Il fatto che un passaggio costituzionale del XVIII secolo possa essere o meno un modello ancora valido attualmente è una questione a lungo dibattuta negli Stati Uniti.

Soltanto nel 2008, nel caso “District of Columbia contro Heller”, la Corte Suprema ha deciso per la prima volta che il Secondo Emendamento protegge il diritto di ogni individuo a possede e portare armi.

In precedenza, i giudici avevano ribaltato le interpretazioni della Costituzione. Nel caso “Stati Uniti contro Cruikshank” (1876), la Corte Suprema aveva sentenziato che “il diritto di portare armi non è accordato dalla Costituzione”.

Nella sentenza “Stati Uniti contro Miller” (1939), la Corte Suprema statuì che il governo federale e gli Stati possono limitare qualsiasi tipo di arma che non abbia “un rapporto ragionevole con la salvaguardia o l’efficienza di una milizia ben regolamentata”.

I cittadini possono aggirarsi con le armi con in un Western?

Sì e no, visto le leggi variano da uno Stato all’altro. La Corte Suprema non ha stabilito se il Secondo Emendamento protegga o meno il diritto di portare armi in pubblico per autodifesa. Le corti di appello federali hanno pubblicato sentenze discordanti a riguardo.

Ad esempio, la Corte d’Appello Usa per il settimo circuito di Chicago nel 2012 ha sentenziato che “la Corte Suprema ha deciso che il Secondo Emendamento conferisce il diritto di portare armi per autodifesa, in casa e fuori casa”.

Ma l’anno successivo la Corte d’Appello Usa per il decimo circuito di Denver ha affermato il contrario: “Alla luce dell’estesa pratica di limitare la libertà dei cittadini di portare armi in maniera nascosta, riteniamo che quest’attività non rientri nell’ambito delle tutele del Secondo Emendamento”.

La pratica di portare liberamente le armi si è estesa negli ultimi anni. Numerosi eventi sono stati organizzati in questo senso, per dare visibilità a questa “abitudine”. I suoi fautori sostengono che soltanto i criminali nascondano le proprie armi.

Quante armi sono in circolazione negli Usa?

E’ una domanda in apparenza semplice, ma dalla risposta complessa. Non esiste un registro universale delle armi negli Usa, per cui non è facile fornire dati precisi.

Ma esistono delle stime. Secondo Small Arms Survey, un progetto di ricerca indipendente a livello internazionale con sede a Ginevra, gli Stati Uniti sono il Paese con il maggior numero di cittadini armati, visto che in circolazione ci sarebbero 270 milioni di armi.

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Gli Stati Uniti hanno dunque circa il 5 per cento della popolazione mondiale, ma il 30-35% dei civili armati nel mondo. In media ci sono 89 armi ogni 100 residenti, ben oltre i dati dello Yemen, secondo Paese dopo gli Stati Uniti per numero di civili armati (55 armi ogni 100 abitanti), e quelli della Svizzera (terza con 46 armi ogni 100 persone).

Secondo l’agenzia governativa Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives, in giro ci sono oltre tre milioni di armi regolarmente registrate. Ma potrebbero essere molte di più, se si contano quelle detenute illegalmente.

Ogni statunitense ha un’arma?

No. Una vasta maggioranza di statunitensi non possiede armi. Secondo il sondaggio sociale generale del 2014 (General Social Survey), che viene realizzato ogni due anni dal 1972, il numero di proprietari di armi è sceso al livello minimo toccato nel 2010. Il 32% degli statunitensi possiede un’arma o vive con qualcuno che ne possiede una, mentre alla fine degli anni ’70 e nei primi anni ’80 lo era la metà della popolazione.

Ma gli acquisti di armi sono aumentati, secondo il National Instant Criminal Background Check system dell’FBI. Questo significa che ci sono meno possessori di armi, ma più armi per individuo.

Perché è difficile ottenere informazioni precise sulle armi?

Nel 1996, la National Rifle Association (NRA), tramite un’attività di lobby con il repubblicano Jay Dickey, membro del Congresso, è riuscita a far passare un emendamento che riduce di 2,6 milioni di dollari il budget dei Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC), ossia la somma esatta che i CDC avevano speso per la ricerca sulle armi, l’anno precedente.

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Il divieto è poi stato esteso a tutta la ricerca finanziata dal Dipartimento per la Salute e i Servizi Umani. Secondo gli scienziati che lavorano in questo campo, la ricerca sulle armi è diventata più difficile, il numero degli studi è diminuito e nelle conferenze scientifiche e mediche si parla poco di violenza causata dalle armi.

Nel 2013, dopo la strage nella scuola elementare Sandy Hook, il presidente Obama ha ordinato la ripresa dei finanziamenti per la ricerca sulla violenza delle armi presso i Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie e ha chiesto di attribuire all’organismo dieci milioni di dollari per questo scopo, nel 2014 e nel 2015.

Entrambe le volte la Camera dei Rappresentanti, controllata dai Repubblicani, ha risposto di no.

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Here are the stats: Per population, we kill each other with guns at a rate 297x more than Japan, 49x more than France, 33x more than Israel.

— President Obama (@POTUS) June 21, 2015

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