La storia si ripete, ma entro il 2030 sono decine i Paesi che dovranno affrontare il problema, che effettivamente potrebbe essere alla base di nuovi
La storia si ripete, ma entro il 2030 sono decine i Paesi che dovranno affrontare il problema, che effettivamente potrebbe essere alla base di nuovi conflitti.
L’allarme è lanciato dal Word resources institute, che ha compilato una lunga lista di Paesi che saranno confrontati in pochi anni alla penuria d’acqua e a conseguenze imprevedibili.
Nove i Paesi a alto rischio, tutti con centrati in Medio Oriente.
Regione dove la gente convive di già con la scarsità e il razionamento dell’oro blu.
Moderni rabdomanti aiutano a trovarla.
Trivelle che scavano pozzi sempre più profondi e il processo di desalinizzazione dell’acqua di mare aiutano a sopperire al bisogno umano.
Ma non basta, in alcuni Paesi stesse attività agricole potrebbero essere dislocate.
L’Arabia Saudita, per esempio, già entro l’anno prossimo potrebbe dipendere quasi interamente dall’estero per soddisfare il fabbisogno interno di cereali.
La penuria d’acqua è all’origine d’instabilità sociale e politica, alla base di vecchi e nuovi conflitti, che ci riportano ancora in Medio Oriente.
Da tempo, il comitato internazionale della Croce Rossa mette in guardia sulle guerre legate all’acqua in Medio Oriente.
Robert Mardini, ICRC:
“È tempo che le parti in conflitto finiscano di prendere di mira la riserve d’acqua o usare l’accesso all’acqua come strategia bellica per indebolire il nemico e rafforzare il proprio peso negoziale.
L’acqua è un bene di tutti”.
L’acqua sarà sul tavolo dei negoziati della Cop 21, la conferenza Onu sul clima, che questo novembre si tiene a Parigi.
Alla stregua dei cambiamenti climatici, anche l’acqua, per gli analisti, deve essere al centro di un accordo vincolante a livello internazionale.