Iraq: l'ex premier Nuri al-Maliki deve essere giudicato per la caduta di Mosul

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Nuri al-Maliki e più di trenta alti funzionari iracheni devono essere processati. A chiederlo è il parlamento iracheno che ha consegnato alla

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Nuri al-Maliki e più di trenta alti funzionari iracheni
devono essere processati. A chiederlo è il parlamento iracheno che ha consegnato alla magistratura un rapporto, stilato dalla Commissione di difesa e di sicurezza, relativo alla caduta di Mosul nelle mani del sedicente Stato Islamico.

Secondo il documento, l’ex premier si sarebbe fidato di comandanti corrotti e non avrebbe saputo valutare correttamente la minaccia che pesava sulla città.

A Baghdad molti iracheni hanno espresso la loro soddisfazione per questa decisione: “Tutti coloro che facevano parte della vecchia classe politica – commenta
Tariq Asi – sono responsabili della caduta di Mosul e di altre zone del Paese ma anche del deteriorarsi dell’economia dell’Iraq. Una classe politica inquietante che ci ha portati in questo abisso”.

Finora non sono state accertate responsabilità sulla perdita di Mosul. Non si sa neppure da chi arrivò l’ordine di ritirata.

Nel giugno 2014, la presa da parte dell’ISIL della seconda città irachena ha evidenziato tutte le carenze di un sistema di governo fondato sulla spartizione settaria.

A un anno dalla nomina a primo ministro, Haider al-Abadi sta cercando di trasformare un sistema che lui stesso ha definito generatore di corruzione e incompetenza. Lo stesso sistema che ha minato le forze governative nella lotta contro gli estremisti dello Stato Islamico.

Domenica il premier ha deferito alla Corte marziale i vertici militari di Ramadi con l’accusa di aver abbandonato le loro posizioni. La capitale della provincia occidentale di Anbar è caduta nelle mani dei jihadisti a maggio.

Da allora gli sforzi per riconquistare la città hanno costretto il governo di Baghdad a dipendere dalle milizie sciite, sostenute economicamente dall’Iran.

Una situazione che potrebbe esporre il primo ministro a ulteriori pressioni da parte di Teheran.

‘‘È chiaro – sostiene Hisham al-Hashimi, analista politico – che Teheran sta cercando di impedire l’arresto o il rinvio a giudizio dell’ex premier iracheno Nouri al-Maliki. Lo si capisce dalle pressioni esercitate dai vari blocchi politici e da quelle che l’Iran sta esercitando sull’Iraq per ostacolare questo procedimento”.

Da un mese gli iracheni scendono per strada ogni settimana. Sfogano la loro frustrazione per la mancanza dei servizi di base e la dilagante corruzione tra gli ufficiali.

Al-Abadi ha promesso importanti riforme governative. Ma a minare il suo ambizioso progetto c‘è la lotta per il potere tra le diverse fazioni irachene.

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